27 dicembre 2020. Un giorno che passerà alla storia per essere quello in cui è stata avviata la vaccinazione contro il coronavirus. Si intravede la luce in fondo al tunnel, ma ci sarà ancora da camminare prima di uscirne. È quanto si evince dalle parole del ministro della Salute Roberto Speranza che ha fatto intendere come si sia intrapreso il cammino verso la normalità della quotidianità, ma per raggiungerla ci saranno ancora mesi in cui gli italiani dovranno ancora fare sacrifici sulla base di quelle che saranno le restrizioni destinate a restare attive.
Vaccino Covid, Speranza spiega che c'è ancora da faticare
"È come se dopo una lunga notte, potessimo finalmente rivedere l'alba.
Il mattino però è ancora lontano". Tra le frasi rilasciate a Repubblica è senza dubbio questa quella che racchiude meglio il pensiero di Roberto Speranza rispetto al giorno in cui si è iniziato a vaccinare gli italiani. La soddisfazione per aver raggiunto un piccolo traguardo, a cui però fa contraltare la consapevolezza che ci sarà da attendere per sentirne gli effetti. "È un momento da accogliere con gioia, ma dobbiamo essere consapevoli che non ne vedremo l'impatto epidemiologico ancora per un tempo significativo. Perché ci sia un effetto sul Rt, abbiamo bisogno che si vaccinino tra i 10 e 15 milioni di persone, numeri che avremo in primavera inoltrata".
Zone rosse, arancioni e gialle: la strategia dal 7 gennaio
Il dato certo è che verranno meno le restrizioni natalizie sviluppate su base nazionale, ma torneranno quelle disposte sulla base della situazione epidemiologica di ciascuna regione. A spiegarlo è lo stesso ministro della Salute. "Perché dal 7 gennaio si tornerà al sistema delle aree colorate, che ha dimostrato di funzionare abbassando l' Rt da 1,7 a 0,82 senza bloccare tutto il Paese".
L'altro punto che si evince dalle parole di Roberto Speranza è che non sembra essere nelle idee del governo l'ipotesi della prosecuzione di una zona rossa nazionale o comunque la scelta di un lockdown simile a quello duro visto in primavera, nonostante alcuni esperti lo ritengano utile per dare una frenata più decisa alla curva del contagio rispetto al rallentamento avuto con la tripartizione cromatica del territorio.
A partire dal 7 gennaio occorre ricordare che dovrebbero venire meno le restrizioni nazionali disposte per il periodo natalizio. Stop dunque al divieto di spostamenti interregionali tra aree gialle, ma anche alle zone rosse o arancioni nazionali.
Ogni regione, stando alle parole del ministro, tornerà ad avere un colore basato sulla situazione epidemiologica del proprio distretto territoriale. La valutazione continuerà ad essere bisettimanale e a cambiare gli schemi saranno le ordinanze del Ministero della Salute.
Sistema a zone previsto dal Dpcm in vigore dal 4 dicembre
Si deve ricordare che tra zone rosse, arancioni e gialle ci sono profonde differenze nelle limitazioni. Tra le misure comune c'è il divieto di circolazione (o coprifuoco) dalle 5 alle 22.
In giallo sono aperte le attività di ristorazione dalle 5 alle 18, non ci sono limitazioni agli spostamenti (anche verso zone con la stessa situazione epidemiologica). In arancione bar e ristoranti possono operare solo con asporto e consegna a domicilio e c'è il divieto a spostarsi al di fuori dei confini comunali. In rosso c'è addirittura il divieto di circolazione al di fuori della propria abitazione senza comprovati motivi di lavoro, salute o necessità. Situazione quest'ultima che permette di superare più o meno tutti i divieti, a patto che si autocertifichino i movimenti con possibilità di dimostrare le proprie esigenze, contemplate come plausibili dal Dpcm.