Non si parla più molto di aperture e chiusure attività. Il Dpcm entrato in vigore lo scorso 16 gennaio ha, di fatto, chiarito molti aspetti fino al 5 marzo. La realtà dei fatti dice però che molte attività vivono quotidianamente il dramma di dover tenere abbassata la propria saracinesca e l'unica consolazione, per molti magra, è rappresentata dai ristori che il governo ha predisposto e continuerà a mettere in campo.

Nei giorni scorsi ci sono state persino manifestazioni di protesta che hanno convinto i ristoratori ad aprire la sera, non temendo la possibilità di incorrere nelle sanzioni disposte per chi viola il Dpcm.

Riaperture: palestre e ristoranti sempre penalizzati

Quello della ristorazione, però, non è l'unico settore fortemente colpito dai divieti messi in campo per evitare la propagazione del contagio. Basti pensare al fatto che, con l'ultimo decreto, si è scelto di vietare l'asporto ai bar su tutto il territorio nazionale. Senza dimenticare che la maggior parte del territorio è in questo momento zona rossa o arancione, determinando il divieto di operare in loco a tutte le attività di ristorazione. Restano solo il take away e la consegna a domicilio. Ancora peggio, ad esempio, per le palestre che sono costrette a restare chiuse e salvo novità non potranno aprire fino a marzo. Stesso discorso per i cinema.

Le parole di Sileri offrono speranza

Il tema ha un po' perso le prime pagine sulla stampa e sui media, ma continua ad essere attuale come parte di quella quotidianità che si è persa. Diventano, perciò, significative le parole di un esponente del governo come il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri. In un'intervista rilasciata a Radio Cusano Campus ha tracciato alcune linee guida rispetto a ciò che ci si potrà attendere nei prossimi mesi.

"Il freno a mano - ha spiegato - andrà tolto quando avremo vaccinato, oltre agli operatori sanitari - afferma Sileri - anche tutti gli anziani. Progressivamente la comunità deve tornare alle normali attività. I ristoranti potranno riaprire la sera, potremo andare a cinema e a teatro, ovviamente con le regole che sono state stabilite".

Parole che, in un certo senso, fanno capire che nel momento in cui sarà stata completata la vaccinazione del personale sanitario e delle fasce più anziane della popolazione si potrà immaginare di allargare le maglie delle restrizioni.

Pensiero che comunque, ai dl là dell'auspicio e della determinazione a raggiungere l'obiettivo, non offre ampi margini rispetto alla possibilità di individuare una precisa scadenza. "Magari - ha detto però Sileri - in primavera, credo che la mascherina all'aperto, quando siamo da soli, potremo evitare di metterla".

Nuovo dpcm: lo spiraglio per tutti

E nel frattempo? Chi è in zona rossa o arancione, come è noto, deve sperare che la situazione epidemiologica possa diventare gialla, almeno nel caso delle attività di ristorazione.

Come è ormai di dominio pubblico, in giallo essi possono restare aperti dalle 5 alle 18 anche per il servizio loco. A patto che, ovviamente, rispettino tutte le norme previste dai protocolli: dal distanziamento al numero massimo di persone a tavola.

L'alternativa resta quella di confidare che la zona in cui si opera possa prima o poi diventare "zona bianca". In quel range di rischio è tutto aperto: bar, ristoranti, negozi, musei, cinema, teatri, ma anche scuole, piscine e palestre. Decade persino il coprifuoco e si può circolare dalle 22 alle 5. Come ci si entra? Una regione per aspirare alla zona bianca deve avere al massimo 50 casi per 100.000 abitanti alla settimana. Una soglia che è lontana per quasi tutti i distretti del territorio italiano.

Certo è che, però, con l'azione combinata dell'avanzare della vaccinazione, l'innalzamento delle temperature e una prosecuzione delle restrizioni in vigore potrebbe rendere il traguardo meno lontano.