Ha studiato meglio di chiunque altro la storia delle donne, della loro emancipazione, delle lotte perpetrate in nome dell'indipendenza, Eva Cantarella, docente di diritto, ordinaria di Diritto romano e scrittrice. La professoressa, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano, ha rilasciato delle importanti dichiarazioni a proposito delle quote rosa, strumento mirato a garantire la parità di genere in ambito lavorativo, dove le donne sono spesso sottorappresentate rispetto agli uomini. In Italia, la legge Golfo-Mosca del 2011 ha fissato la quota delle donne in Consigli di amministrazione e collegi sindacali a un terzo del totale.
Tale legge è stata rivista più volte negli anni, innalzando lievemente tale quota.
'Sono divenute una minorazione delle capacità femminili'
Il fatto di risultare indispensabili per legge sembra quasi negare ogni potere alla popolazione femminile italiana, creando un paradosso: le quote rosa sono divenute "una minorazione delle capacità femminili". La professoressa Cantarella le ha dunque definite un fenomeno soprattutto mediatico, atto a creare a tutti i costi una parità tra uomini e donne che rimane solamente una questione aritmetica; ogni donna che ricopra un ruolo, istituzionale e non, non ha infatti bisogno di un tutor, così come non è necessaria un'esatta parità tra uomo e donna.
'Non è il metodo giusto'
Le affermazioni della professoressa Eva Cantarella non sono però nuove. Basta tornare indietro di qualche mese e precisamente al 4 aprile, data in cui la docente, durante un'intervista a La Repubblica, ha percorso la storia (spesso tormentata) delle donne dall'antichità ad oggi, toccando pure il controverso tema delle quote rosa.
"È avvilente" aveva a tal proposito dichiarato, argomentando che le quote rosa non sono il metodo giusto per raggiungere la parità di genere, in quanto "se entri come una quota sarai sempre entrata così" e la tua autorevolezza rischia di essere inficiata. È una misura che in Italia persiste, ma che già da tempo avrebbe dovuto essere eliminata.
La prof. Cantarella ha inoltre condannato i tempi moderni, da lei considerati un periodo di spaventosa recessione dal punto di vista dei diritti delle donne. Nonostante nel tempo siano stati compiuti grandi passi avanti con conquiste giuridiche su materie fondamentali quali aborto, divorzio, parità totale di genere e libertà sociale, ci sono dei continui tentativi di mettere in discussione il tutto, senza considerare i quotidiani episodi di violenza nei confronti delle donne.