L’8 e il 9 giugno 2025, gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari: quattro riguardanti il mondo del lavoro e uno sulla cittadinanza italiana.

I quesiti referendari sono stati promossi da diverse realtà politiche e sindacali. I quattro quesiti sul lavoro sono stati sostenuti dalla CGIL, il principale sindacato italiano, insieme ad altri movimenti della società civile. Il quinto quesito, quello sulla cittadinanza, è stato proposto dal partito +Europa, con il sostegno di Possibile, PSI, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista.

Il quesito sulla cittadinanza propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia per gli stranieri extracomunitari che vogliono ottenere la cittadinanza italiana.

Come si ottiene oggi la cittadinanza italiana

Oggi, la cittadinanza italiana può essere ottenuta in diversi modi:

  • Per nascita: se almeno un genitore è italiano;
  • Per matrimonio: dopo due anni di residenza in Italia (ridotti a un anno se ci sono figli), che si contano a partire dalla data del matrimonio;
  • Per naturalizzazione: concessa a partire dalla maggiore età e dopo dieci anni di residenza costante e legale in Italia.

Si tratta del principio dello ius sanguinis, il "diritto del sangue". Questo vuol dire che bambini che sono nati e hanno vissuto in Italia per tutta la loro vita, ma che sono figli di persone marocchine, albanesi, cinesi o bangladesi non sono di diritto italiane, e non possono per esempio votare al compimento della maggiore età.

Anche i dieci anni di residenza ininterrotta in Italia non sono un buon indice, perché può capitare che una persona decida di andare a lavorare o a studiare all'estero per un periodo di tempo. Inoltre, spesso i meccanismi della burocrazia allungano di molto i tempi, e i 10 anni di attesa possono diventare 12 o 15.

Il referendum potrebbe cambiare questa modalità dello ius sanguinis, dimezzando il requisito di residenza da 10 a 5 anni per gli stranieri extracomunitari.

I vantaggi della riduzione della cittadinanza a cinque anni

Ridurre il tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana potrebbe portare numerosi benefici. Prima di tutto riconoscerebbe dei diritti ai giovani adulti e adulte nati e cresciuti qui.

Un periodo più breve favorirebbe l’inclusione sociale e permetterebbe agli stranieri di partecipare più attivamente alla vita economica e politica del Paese. I nuovi cittadini potrebbero investire con maggiore sicurezza, avviare imprese e contribuire alla crescita economica. L’Italia diventerebbe anche più competitiva nel panorama europeo, attirando talenti e investimenti.

L’attuale iter per ottenere la cittadinanza è lungo e complesso. Ridurlo a cinque anni semplificherebbe le procedure e alleggerirebbe il carico amministrativo, snellendo il carico burocratico e permettendo di investire altrove quelle risorse.

Le persone si spostano con maggiore frequenza per motivi di studio, lavoro o famiglia.

La globalizzazione ha reso i confini meno rigidi e l’identità di un individuo spesso va oltre il solo luogo di nascita.

Molti paesi dell'Unione Europea hanno regole molto più snelle di quelle italiane. In Francia, per esempio, oltre allo ius sanguinis e alla cittadinanza per matrimonio, esiste lo ius soli, per cui è cittadino francese chiunque nasca sul territorio quando almeno uno dei due genitori è francese, oppure la acquisisce automaticamente al compimento della maggiore età. La Germania l'anno scorso ha abbassato da otto a cinque anni il periodo minimo di residenza in Italia per chiedere la cittadinanza. In Spagna gli anni sono dieci, ma possono essere ridotti a soli due per persone che provengono dall'America Latina o dai Paesi ispanofoni, cioè quelli in cui la madrelingua è lo spagnolo.