L’incipit della nuova direzione della Dott.ssa Barbara Jatta al timone dei Musei Vaticani punta sul monito della bellezza come comun denominatore a una ideale unione dell’universo umano: “La bellezza ci unisce”. Nell’alveo di questa concezione, sposata anche dal Santo Padre Francesco, viene inaugurata il 24 marzo una nuova rassegna temporanea fino al 25 giugno che ha come oggetto i reperti paleocristiani legati alle reliquie di San Cesario di Arles. Un progetto ambizioso curato da Claude Sintès, Umberto Utro, Alessandro Vella che magistralmente danno vita a un’esibizione curata e memore di un continuum umano fondato su un substrato comune, l’inclusività della bellezza.

Brevi cenni biografici

S. Cesario (470-543) vive in un contesto storico-politico di crisi e di degenerazione dei parametri politico-sociali consolidati, durante una fase di passaggio che depone il germoglio per un nuovo impero. Fedele a un ideale di vita ascetico e di consolatio degli afflitti intraprende l’iter monastico e dopo aver frequentato il monastero di Lerino viene proclamato vescovo di Arles nel 502. Fonda un monastero e si dedica all’esegesi e alla predica. Notevole la sua iniziativa caritatevole che culmina nell’edificazione di un sanatorio per i feriti e i prigionieri di guerra. Tappa significativa della sua esistenza sarà l’incontro con Papa Simmaco che gli dona il pallio come simbolo del connubio con la chiesa di Roma.

La mostra

L’evento espositivo è imperniato sul culto di s. Cesario, figura già fulcro di dedizione dalla comunità arlesiana, la quale ha serbato la tunica, il pallio, le scarpe e altri elementi personali appartenuti al santo che costituiscono il nucleo fondante dell’iter in mostra. Il focus risiede nel cristogramma apposto sul pallio, effigie delle iniziali di Cristo, che richiama e stigmatizza il significato storico datogli dall’imperatore Costantino; mentre di stampo prettamente decorativo risulta l’altro esposto.

Gli spazi adibiti alla mostra sono contenuti nel Museo Pio Clementino e danno prova della proficua collaborazione con il Musée départemental Arles antique e il Sancta Sanctorum lateranense, dando luogo ad una attenta riflessione sull’imago di un santo e di un’epoca piena di simboli, valori e dinamismo spirituale.

San Cesario costituisce l’importante sigillo della fitta relazione intercorsa tra Arles e Roma in epoca paleocristiana.