Potrebbe sembrare, apparentemente, solo una storia di calcio. Ma, visto il soggetto in questione, non è così. Il racconto ha come sfondo Campagna, un comune situato nel salernitano, e più precisamente il campo sportivo “Dony Rocco”, dove in un soleggiato sabato pomeriggio si sono affrontate la squadra locale e il Padula, in un match valido per la nona giornata del campionato di Prima Categoria.
Partita aperta e combattuta, almeno fino al decimo minuto del secondo tempo quando, sul risultato fermo sull'1-1, l’allenatore di casa ha deciso di mandare in campo il giovane ivoriano Doukoure Amara.
Sugli spalti lo conoscevano in pochi, e l’unica notizia certa era il suo soprannome: “JaJa”. Sono passati pochi minuti e il Campagna, a causa di una doppia espulsione, è rimasto in nove uomini. Lo sconosciuto centravanti si è così impadronito letteralmente della scena: tre gol in diciassette minuti e punteggio fissato sul 4-1.
Grazie alla disponibilità di Luigi Calabrese, tutore di Doukoure, della società A. S. D. Campagna, e del lavoro di traduzione di Assuntina Palmieri, si riportano di seguito le dichiarazioni ineditedel protagonista di questa storia, rilasciate alcuni giorni dopo quel fantastico sabato pomeriggio.
L'intervista
Ciao “JaJa”, parliamo subito di calcio giocato e in particolare di ciò che è successo nella partita contro il Padula.
Com’è stato entrare e siglare la tripletta decisiva all’esordio con la nuova maglia?
“Sono davvero soddisfatto di come sia andato il mio primo match con il Campagna. Mi ha fatto provare una forte emozione segnare tre gol, soprattutto perché sono risultati decisivi per la vittoria della mia squadra”.
Che sensazione hai provato nel vedere la felicità dei tuoi compagni e, soprattutto, l'euforia sugli spalti ai tuoi gol?
“É stato fantastico vedere gioire i miei compagni di squadra; i tifosi mi hanno mostrato un grande calore con la loro esultanza e questo mi ha riempito di felicità”.
Come ti trovi all'interno della società A. S. D. Campagna?
“Mi piace giocare per questa società, ho legato già abbastanza con i miei nuovi compagni di squadra, anche se mi interessa più giocare a calcio che tutto il resto”.
Che rapporto hai instaurato con il tuo allenatore, Francesco Barone?
“Con il mister c'è stata una reciproca fiducia fin dall'inizio; già dai primi allenamenti ha apprezzato il mio modo di stare in campo e per questo mi ha dato subito la possibilità di giocare”.
Lasciamo per un attimo il calcio, ci racconti qualcosa di te?
“Ho diciotto anni e vengo dalla Costa d’Avorio. Sono partito dal mio paese per raggiungere la Tunisia e dopo un po’ di tempo mi sono spostato in Libia. Lì ho visto cose che preferisco non ricordare, ho vissuto momenti molto difficili,rischiando più volte la vita”.
Dopo essere arrivato in Italia via mare, sei poi giunto a Campagna. Dove hai trovato accoglienza?
“Ho trovato ospitalità all'Hotel Avigliano insieme ad altri membri della mia famiglia.
Lì ho conosciuto nuove persone con cui ho stretto amicizia, tra cui il mio tutore Luigi Calabrese”.
Da quanto tempo giochi a calcio? Com’era giocare nel tuo paese e com’è adesso in Italia?
“Ho iniziato a giocare a calcio già quando ero molto piccolo. Fin da subito ho capito che questo sport sarebbe diventato la mia più grande passione. Tra il calcio ivoriano e quello italiano ho notato una differenza enorme, sotto tutti i punti di vista”.
Infine, ritorniamo al campo. Cosa ti senti di promettere ai tifosi del Campagna?
“Spero di continuare a segnare tanti gol visto che il campionato è ancora lungo. Approfitto di questa intervista per salutare tutti i dirigenti del Campagna, in particolare il presidente, Luca D’Ambrosio, e il mister”.
Una storia di calcioe non solo. “JaJa” la sua partita, con la vita, l’ha già vinta. Adesso può continuare a divertirsi rincorrendo un pallone a Campagna, città già in passato ospitale con chi ne ha avuto bisogno, con la speranza di vederlo presto calcare palcoscenici ancora più importanti.