I milioni di salutisti odierni, intenti nella loro corsetta mattutina, storceranno il naso nel sapere che è stato scientificamente dimostrato che i soggetti appesantiti con diversi chili di troppo sono, nonostante la nostra società sia stretta nella morsa di stereotipi di bellezza ben diversi, meno depressi.
Uno studio condotto dalla McMaster University di Hamilton in Canada, luogo ultimamente colpito proprio da un’immane ondata di obesità infantile che ha raddoppiato le cifre dei giovani individui affetti dalla malattia, ha indicato, per la prima volta in maniera estremamente convincente, lo stretto legame che intercorre tra il gene che favorisce l’obesità e la diminuzione di depressione nelle persone che posseggono due coppie di tale gene.
Si tratta del gene FTO (Fat mass and Obesity associated gene), scoperto recentemente e già oggetto di indescrivibile stupore ed innumerevoli studi, che, collaborando con fattori ambientali e comportamentali, rende il mondo “morbido” e grasso ma, a quanto pare, più felici. Lo studio dell’università canadese è stato pubblicato sul noto giornale scientifico Molecular Psychiatry.
Ovviamente, i tantissimi personaggi obesi non credono di aver sconfitto e debellato l’orribile afflizione che grava (maggiormente sui Paesi sviluppati) e miete crudelmente centinaia di migliaia di vittime suicide all’anno delle più svariate età e contesti sociali e culturali; infatti, il rischio d’ammalarsi di depressione è solo ridotto dell’8% in tali soggetti.
Dunque, è una magra consolazione per i 300 milioni di obesi nel mondo, sofferenti, inoltre, di problemi di tipo cardiorespiratorio e motorio a causa di questa patologia, avere una percentuale, piuttosto esigua di immunità al disturbo depressivo.