Lo scambio dai farmaci originali a quelli generici per la cura immuno-soppressiva post-trapianto potrebbe mettere a rischio la salute di pazienti vulnerabili come i trapiantati che possono andare incontro a rigetto e a perdita d’organo.
A chiedere ulteriori riflessione sono i pazienti e i dottori della rete trapiantologica, riuniti a Roma per il forum istituzionale “Trapianti e terapie i diritti insostituibili dei pazienti” promosso dalla Società Italiana Trapianto D’organo (SITO), che ha implicato alcuni dei più grandi specialisti insieme a rappresentati dei malati, delle Istituzioni e delle regioni.
Il presidente della Società italiana Trapianti d’Organo, Pasquale Berloco afferma che: “Alcuni immunosoppressori, come TACROLIMUS, rientrano nella categoria dei farmaci a basso indice terapeutico. Anche lievi modificazioni della concentrazione plasmatica di questi farmaci possono comportare gravi conseguenze in termini di tossicità o perdita di efficacia”.
La sostituzione di un farmaco originale con uno generico, o quella di un generico con un altro generico deve essere prescritta da un dottore esperto del trapianto e valutata nel suo rapporto rischio e beneficio, poiché ogni sostituzione deve essere seguita da controlli dei livelli plasmatici del farmaco e sostituzioni ripetute e consecutive devono essere assolutamente vietate.
In Italia sono circa 3 mila ogni anno le persone sottoposte a trapianto d’organo, con risultati paragonabili a quelli dei principali Paesi europei, grazie alla grande efficienza dei Centri di trapianto.