Sononumeri da capogiro quelli che, confermato il trend attuale,vedrebbero i fumatori della sigaretta elettronica nell'arco dipochi mesi, diventare oltre due milioni.

InItalia oltre quattrocento mila persone hanno già abbandonato lebionde tradizionali con l'intento di smettere di fumare inmaniera non drastica e le grandi produttrici del tabaccosono in rivolta. Articoli appesi sulle vetrine dei tabaccai incitanoa non affidarsi alla novità e il business milionario, metteràpresto in crisi l'Erario.

Inun clima di polemiche, di conferme e smentite arriva però unanotizia che tutto ha fuorché del confortante: la sigarettaelettronica sarebbe stata vietata nel suo primo paese produttore ecioè in Cina.

Delperché, nessuno chiarisce i particolari, ma a quanto pare perché unpaese come quello cinese, lontano dalle restrittive norme europee,significa che qualcosa sotto debba pur esserci.

Ementre i fumatori digitali sono in continuo incremento, ancoral'Istituto superiore della Sanità non ha ottenuto riscontrisull'atossicità delle nuove sigarette,motivo per il quale dal governo si vietò, qualche mese addietro lavendita di prodotti con nicotina aiminori di 16 anni.

Nelvuoto legislativo, è oggi vietato fumare la sigaretta elettronicasulle carrozze di Trenitaliae Ntv e sugli aerei ecinema e ristoranti per esigenze di galateo più che per la salute,sono concordi in tal senso.

Insomma,il business deglioltre 1500 negozi aperti in questi mesi, che danno occupazione adoltre quattromila persone, è un'intuizione assolutamente vincente,male o bene che faccia.

E davanti al crollo di circa il 15% diprodotti da fumo sembra che a guadagnarci, in termini di spesamensile siano i tabagisti, chesarebbero passati da spendere 140 euro al mese in media a circa 30euro. Un risparmio circa del 70%, alla faccia della salute che tantopoi, anche con le sigarette tradizionali è sempre a rischio.