Sigarettaelettronica: un oggetto per molti ancora misterioso, una svolta per tanti exfumatori che, non riuscendo a smettere di fumare, hanno optato per il passaggioalla sigaretta "digitale". Oltre a liberarci dai danni provocati dai prodottidi combustione del tabacco senza doverci privare del vizio, è evidente che lasigaretta elettronica rappresenta per chi ne fa uso un enorme risparmiorispetto alla spesa – spesso quotidiana – sempre più alta delle sigaretteclassiche.

Laquestione "risparmio" mette tutti d'accordo, a parte coloro che da sempre hannotratto profitto dalla vendita delle bionde: se si escludono i produttori disigarette, chi continua a perderci è lo Stato Italiano, che ha visto calare gliintroiti generati dal tabacco di oltre 700 milioni di euro.

Diventa dunque unobiettivo di primaria importanza cercare uno stratagemma per recuperare oquantomeno compensare le perdite dovute al passaggio di centinaia di migliaiadi italiani all'e-smoking.

Dalla fine del 2012 si parla di una tassa sullasigaretta elettronica che però non è ancora stata proposta concretamente; vistala crisi economica e le multinazionali del tabacco in difficoltà, ci si aspettache un'imposta simile venga ideata e applicata molto presto. Per lo Statoinfatti, la tassa sulla sigaretta elettronica si rivelerebbe un ottimo affare,considerando che le vendite raddoppiano continuamente e allo stesso tempo stacrollando inesorabilmente il gettito delle imposte sul tabacco. La vera epropria "voragine" di oltre 700 milioni di euro rischia di ampliarsiulteriormente in futuro, ed è necessario porvi rimedio.

C'èperò un problema di fondo: la tecnologia su cui si basa il funzionamento delle sigarette elettronichesta ponendo nuovi quesiti e mette in seria difficoltà le amministrazionifiscali che finora si sono occupate di un sistema di tassazione legato alconsumo di tabacco. Ed è proprio qui che sorge il problema principale: lasigaretta elettronica non contiene affatto tabacco.

Dunque è necessario, prima ancoradi poter applicare una tassa, definire il campo di applicazione e appartenenzadelle "e-cigarette". Si tratta di un prodotto da fumo o piuttosto èaccomunabile ai dispositivi medici dato che è spesso pubblicizzata come mezzoper smettere di fumare o alternativa "salutare" al tabacco? Proprio unamigliore e più precisa classificazione delle sigarette elettronichepermetterebbe di chiarire il campo di utilizzo dei dispositivi e dunque quellodi applicazione di un'eventuale tassa.

Oggi è evidente che le sigarette elettroniche simuovono nel mercato seguendo regole che non sono quelle delle classichesigarette: non vengono infatti vendute – o almeno non esclusivamente – in tabaccheria,non vi sono divieti pubblicitari o obblighi informativi come per i prodotti abase di tabacco e non vi è dunque la famosa accisa, appunto. in uno di questi ambiti permetterebbe didefinire meglio i suoi contorni. Non possiamo nemmeno definirli "dispositivimedici" dato che non vengono venduti nelle farmacie ed effettivamente non sonofarmaci. Per valutare l'ipotesi di un'eventuale tassa – così comeavviene già in Inghilterra, ad esempio – si potrebbe calcolare il contenuto dinicotina, che varia in base al tipo di filtro scelto.

Da qui dunque la propostadi tassare direttamente i filtri, ovvero i contenitori del principio attivo: questaipotesi sembra non essere gradita alle Finanze, dato che il gettito sarebbemisero se paragonato a quello delle sigarette tradizionali. Vedremo a giorni seci si muoverà in questo senso, nel frattempo molti "fumatori elettronici" hannoiniziato a fare scorta di filtri, timorosi di un improvviso aumento dei prezzi,facendo così – è inutile dirlo – ulteriormente incrementare le vendite sigaretteelettroniche.