Si è sempre chiamato autoscatto. Il primo risale al 1839 in America. Ora è il selfie. Imperversa nella rete, colpisce le star e i meno noti e se ne parla fino allo sfinimento. Il selfie, la tendenza a fotografarsi con uno Smartphone o un tablet soprattutto con lo scopo di pubblicarne il risultato sui social network, per alcuni è ormai diventata una mania. Attenzione, però. Le novità arrivano da molto lontano, ma non sono per nulla rassicuranti. Troppi selfie danneggiano il cervello.

Di fatto, una ricerca svolta in Nuova Zelanda ha dimostrato che fare troppi selfie colpisce negativamente la nostra memoria.

Un gruppo di ricercatori ha affermato che l'abitudine dell'autoscatto cancella i ricordi nella nostra mente. Nel momento in cui assumiamo la posa giusta per la foto, la nostra mente si concentra su noi stessi e mette in secondo piano l'ambiente che ci circonda e che fa da semplice sfondo alla fotografia.

Questo atteggiamento "selfish" rende la nostra mente più pigra a tal punto che non focalizza i dettagli attorno a noi e la bellezza che ci circonda. Così trascuriamo i particolari, i dettagli passano in secondo piano ed il bello ci sfugge. Il cervello così si abitua a vedere le cose attraverso lo schermo del telefono o l'obbiettivo delle macchine fotografiche e tende a cancellare i ricordi, come un filtro che non lascia passare ciò che risulta più piccolo e trascurabile.

I ricercatori confermano che, con la pratica del selfie, il ricordo dell'esperienza vissuta e fotografata è sbiadito a tal punto da essere più difficile riordinare gli scatti cronologicamente perché l'attenzione era eccessivamente rivolta allo scatto anziché al momento stesso.

Il team di scienziati invita, di tanto in tanto, a mettere da parte le macchine fotografiche, i tablet e gli smartphone, per vivere davvero ciò che facciamo, senza filtri e senza la smania e la fretta di condividere pubblicamente ogni esperienza. A volte è più efficace immortalare certe emozioni nella nostra memoria, anziché relegarlo all'interno di un social network.