Come i fans di serie TV come Grey's Anatomy, Dr. House o E.R. sanno benissimo, i medici che lavorano in Pronto Soccorso lottano quotidianamente contro il tempo. L'esperto chirurgo Samuel Tisherman e un'equipe di medici che collaborano con lui presso il Presbyterian Hospital di Pittsburgh, in Pennsylvania, sembrano però aver trovato un modo innovativo per guadagnare quei pochi minuti che possono essere sufficienti a salvare la vita a quei pazienti che hanno subito un arresto cardiaco dopo una lesione traumatica e hanno poche possibilità di sopravvivenza in circostanze normali (pensiamo, in modo particolare, agli incidenti stradali o alle ferite da arma da fuoco o da corpo contundente).



L'equipe, infatti, sta sperimentando una nuova tecnica chiamata ipotermia indotta, che usa il raffreddamento del corpo del paziente per scongiurare i potenziali danni causati al cuore ed al cervello per la perdita di sangue e la mancanza di ossigeno. Questa nuova tecnica provoca il blocco dell'attività di quasi tutte le cellule del corpo del paziente, in modo da porlo essenzialmente in una sorta di limbo temporaneo: non è morto ma neanche pienamente vivo. Sembra uno scenario da film dell'orrore o di fantascienza, ma oggi sta diventando realtà e si ripromette di salvare tantissime vite umane.



Il processo funziona così: i medici inseriscono un tubicino nell'aorta del paziente e pompano all'interno del corpo una grande quantità di soluzione salina ghiacciata, al fine di raffreddare il nucleo del corpo più rapidamente possibile portandolo a circa 50 a 55 gradi.

Alle temperature normali del corpo, le cellule hanno bisogno di un importante apporto di ossigeno e quando il cuore si ferma, il sangue non trasporta più l'ossigeno in tutto il corpo e il cervello in queste condizioni può sopravvivere solo per pochi minuti.

A queste temperature ridotte, invece, le cellule del corpo hanno bisogno di molto meno ossigeno perché tutte le reazioni chimiche del corpo rallentano.





L'ipotermia indotta, o "animazione sospesa" come la chiamano loro, dovrebbe garantire ai medici abbastanza tempo - addirittura fino a 45 minuti - per far arrivare i pazienti in sala operatoria, operarli per salvare loro la vita e poi collegarli a macchine in grado di riavviare la loro circolazione, il battito cardiaco e riportare la temperatura del corpo al suo livello normale.

Il processo, sicuramente super innovativo, si è dimostrato efficace in studi sui suini. Ora Tisherman e i suoi ricercatori hanno in programma di effettuare una prova simile con gli esseri umani, mettendo a confronto 10 pazienti trattati con questa tecnica con 10 pazienti su cui essa non è applicata.