Finalmente una spiegazione scientifica sul misterioso processo che scatena la cosiddetta fame chimica, un appetito improvviso e incontrollabile, dopo aver fumato marijuana.



Un team di ricercatori della prestigiosa Yale School of Medicine, negli Stati Uniti, ha scoperto che la causa di questa misteriosa fame irrefrenabile, scatenata dal consumo di droghe leggere, è dovuta ad una specie di 'interruttore invertito' presente all’interno del cervello umano. L’utilizzo di cannabis sarebbe in grado di attivare questo interruttore, scatenando così la fame chimica.

Ironia della sorte, lo strano fenomeno sarebbe dovuto agli stessi neuroni che, in genere, sono responsabili della soppressione dell’appetito.



Gli esiti dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature: l’esperimento è stato condotto su alcuni topi modificati geneticamente, la cui attività neuronale è stata costantemente monitorata in seguito alla somministrazione di marijuana sugli animali. In particolare, gli scienziati hanno manipolato selettivamente la via cellulare in grado di mediare l’azione della marijuana all’interno del cervello.



Osservando il modo in cui il centro da cui parte la sensazione di appetito risponde alla cannabis, il team di studiosi è riuscito a capire cosa scateni il senso di fame: paradossalmente, è il medesimo meccanismo che in genere è responsabile della sua soppressione.

'Si tratta di una scoperta sorprendente: è come se una persona alla guida di un’automobile spingesse il freno per accelerare - spiega Tamas Horvath, a capo del gruppo di ricercatori della Harvard School of Medicine -, abbiamo scoperto che i neuroni normalmente responsabili di fermare lo stimolo della fame, quelli della proopiomelanocortina, sono invece gli stessi che con l’assunzione di marijuana vengono attivati all’improvviso per mangiare'.





L’importanza della scoperta è dovuta non solo al fatto di aver fatto luce sui meccanismi neuronali che regolano la fame chimica, ma anche alle implicazioni future che potrebbe avere in altri ambiti della medicina: primo su tutti, può contribuire ad aiutare i pazienti oncologici che perdono l’appetito quando sottoposti a chemioterapia.