Il melanoma è uno dei tumori più aggressivi dove l’unica arma veramente efficace è la diagnosi precoce, quando la prevenzione ha fallito. A dicembre 2014 l’FDA, l’agenzia americana per i farmaci, seguita ad aprile 2015 dall’analoga agenzia europea, hanno approvato l’uso di un nuovo farmaco, il Nivolumab (Opdivo), per il trattamento del melanoma metastatico. In questi giorni al congresso mondiale di oncologia (AACR) di New Orleans, sono stati comunicati i dati della sopravvivenza dei pazienti arruolati nel 2008 per lo studio di Fase 1 del prodotto.

A distanza di cinque anni oltre un terzo dei pazienti è ancora in vita.

Un nuovo anticorpo monoclonale

Il Nivolumab, nome commerciale Opdivo, è un anticorpo anti-PD1 (programmed cell death-1), il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 ad essere stato approvato come singola terapia nei melanomi inoperabili. Il farmaco è stato sviluppato da Ono Pharmaceutical e Medarex, ora Bristol-Myers Squibb.

Lo scorso anno il Nivolumab è stato approvato anche per il trattamento del tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) squamoso localmente avanzato o metastatico, precedentemente trattato con la chemioterapia. Dopo un anno la sopravvivenza è stata del 42% con un miglioramento della sopravvivenza del 41% rispetto alle precedenti terapie.

Quindi una nuova arma nella dura lotta contro il cancro, soprattutto per due forme molto aggressive e con poche possibilità di sopravvivenza come il melanoma e il tumore al polmone.

Nuovi risultati presentati all’American Association Cancer Research (AACR)

Questi giorni a New Orleans è in corso l’annuale meeting AACR dove convergono decine di migliaia di scienziati da tutto il mondo.

Una vetrina mondiale delle novità in campo oncologico.

Il Dr. F. Stephen Hodi, direttore del Melanoma Center al Dana-Farber Cancer Institute, ha presentato i risultati della sopravvivenza a cinque anni dei pazienti arruolati per lo studio di Fase 1 di questo nuovo farmaco. Ricordiamo che ora il farmaco è approvato perché ha superato anche le fasi di sperimentazione clinica successive, la 2 e la 3, ma i pazienti arruolati in ogni fase di sperimentazione continuano ad essere monitorati nel tempo.

E’ un dato incoraggiante, ha commentato il Dr. Hodi, vedere un terzo dei pazienti ancora in vita. Parliamo di pazienti che quando sono stati arruolati avevano poche chance di sopravvivenza. Nelle stesse condizioni, finora la sopravvivenza a cinque anni era del 16%.

I pazienti dello studio, 107 con un’età meta di 61 anni - il 67% uomini, avevano ricevuto 3 mg/Kg di Nivolumab, ogni due settimane, per due anni. La sopravvivenza è stata calcolata da quando hanno ricevuto la prima dose di farmaco.