Le conclusioni di questo studio sono piuttosto interessanti perché dimostrano come il venire a contatto, nella prima infanzia, con potenziali allergeni, può evitare di diventare soggetti allergici da adulti. In questo caso lo studio è stato fatto con le arachidi. Somministrando alimenti contenenti arachidi, durante l’infanzia, non solo non arrecava alcuna ripercussione sulla durata dell’allattamento al seno o sulla crescita dei bambini, ma è risultato positivo nella prevenzione di allergia verso le stesse arachidi.
Uno studio davvero interessante
Lo studio è stato finanziato dalla finanziato dal National Institute of Allergy e Malattie infettive (NIAID), che fa parte del National Institutes of Health (NIH), ed è stato pubblicato online il 10 giugno sul Journal of Allergy e Immunologia Clinica.
In realtà questo studio è solo la seconda parte di una ricerca già pubblicata lo scorso anno. Nel primo lavoro i ricercatori avevano dimostrato che l'introduzione di prodotti a base di arachidi, nelle diete dei bambini ritenuti ad alto rischio di allergiai, una volta cresciuti, ha portato ad una riduzione del 81% nello sviluppo delle allergie rispetto al gruppo che nell’infanzia aveva evitato ogni contatto con le "noccioline".
Questo dato è stato davvero sorprendente, soprattutto se associato al fatto che il gruppo di bambini nutrito con una dieta contenente arachidi aveva avuto uno sviluppo del tutto sovrapponibile al gruppo di bambini a cui questo alimento era stato del tutto precluso durante la prima infanzia. La quantità di (proteine di) arachidi fatta consumare regolarmente a questi bambini è stata di almeno 2 grammi, tre volte alla settimana. Rispetto ad un gruppo di controllo dove ai bambini è stato evitato ogni contatto con queste proteine. Questa “dieta” è proseguita fino all’età di 5 anni, controllando periodicamente i bambini sia dai sanitari che dai ricercatori che seguivano lo studio.
Lo studio pubblicato ora completa questi dati dimostrando che questi bambini stanno crescendo senza alcuna differenza rispetto al gruppo di controllo, come periodo di svezzamento, come altezza, come peso o indice di massa corporea.
E questo per tutto il periodo dello studio. Tra i due gruppi è stata però rilevata una differenza: i bambini alimentati anche con proteine derivanti dalle arachidi consumavano meno patatine e snack salati.
Allergie alle noccioline
Poco conosciuta ma, negli Stati Uniti, nell’ambito delle allergie alimentari, quella alle arachidi è la più frequente ed è anche quella che causa più morti. Può esordire nella prima infanzia cogliendo impreparati sia i genitori che i sanitari. Se non gestita correttamente, può portare a shock anafilattico, fino alla morte.
L’allergia è scatenata da alcune proteine presenti nelle arachidi. Può essere prevenuta evitando di alimentarsi con questo alimento. Il problema non è tanto la nocciolina come tale ma quelle presenti in tanti prodotti industriali sotto forma di olio di arachide e burro di arachide, presenti nei dolci, nelle salse e negli snack oltre che nelle farina e nella pasta.
Le arachidi sono considerate “frutta secca” anche se in realtà dovrebbero esser considerati del legumi. Infatti sono semi decorticati della Arachis hypogaea, una leguminosa erbacea, di origine sud-americana, importata in Europa dai portoghesi nel XVI secolo e per questo comunemente chiamate noccioline americane.
Non è raro vedere l’allergia alle arachidi in forma crociata verso altre leguminose come fagioli, piselli, ceci, fave, carrube, soia, tamarindo ecc. Ma anche verso mandorle, noci, pistacchi, semi di zucca e semi di girasole.