Il sale da cucina, non quello iodato, chimicamente costituito da cloruro di sodio, è spesso additato come responsabile di problemi alla Salute per cui meglio usarlo con moderazione. In realtà molti prodotti industriali, come patatine, pane e snack vari, ne contengono quantità discrete per cui gli inviti alla prudenza non sono inappropriati. Ora arriva un dato sorprendente da una indagine condotta da ricercatori del Population Health Research Institute (Phri) della McMaster University, in Canada: una dieta a basso contenuto di sale è associata ad un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di morte, rispetto ad una dieta con un consumo medio.

La ricerca canadese pubblicata su The Lancet

Finora numerosi studi hanno cercato di correlare i livelli di sodio presenti nelle urine a problemi cardiovascolari e mortalità. Ma incerta rimaneva una eventuale relazione tra questi dati e la condizione di iperteso o normoteso.

Andrew Mente, epidemiologo e docente presso la facoltà di Medicina della McMaster University, in Canada, è uno degli autori della ricerca pubblicata su la prestigiosa rivista scientifica The Lancet. L’obiettivo di questo studio, ha dichiarato il ricercatore, era di valutare l’impatto del consumo di sale sulla salute e, in particolare, verificare gli effetti su mortalità, malattie cardiache e ictus in soggetti ipertesi verso i normotesi.

L’indagine è stata effettuata prendendo in considerazione i dati di circa 133 mila soggetti (63,5 mila ipertesi e 69,5 mila normotesi), di età media 55 anni, di 49 paesi differenti. Hanno monitorato il livello di sodio escreto con le urine, nelle 24ore, la pressione del sangue e i problemi cardiocircolatori, compresi i decessi, nel tempo (circa 4 anni).

Contrariamente alle attese, i risultati hanno dimostrato che una dieta a basso contenuto di sodio è associata ad una maggiore frequenza di attacchi cardiaci, ictus e decessi rispetto a coloro che hanno una dieta con un'assunzione media di sale. E questo indipendentemente dall’essere o meno ipertesi.

I pro e i contro di una dieta povera di sodio

Ma qual è la quantità media di sale? L’organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne raccomanda 5,0 grammi al giorno, circa la metà di quanto ne viene comunemente consumato. Molti Paesi come il Canada considerano una quantità ottimale quella compresa tra 3,5 e 4,0 grammi. Alcune linee guida ne raccomandano meno di 2,3 grammi; ma solo una minima percentuale (meno del 5%) di persone in tutto il mondo ha una dieta con sodio sotto questo limite. Alla luce di questi dati, possiamo aggiungere: “fortunatamente”.

Infatti, gli autori dello studio hanno dimostrato che diete iposodiche, con meno di 3 grammi/giorno di sodio, sono da considerarsi non salutari.

Altro dato sorprendente è che un elevato consumo di sodio può risultare pericoloso solo per i pazienti ipertesi.

Finora abbiamo dato per acquisito il dato che una dieta povera di sodio era da preferire perché assicurava una moderata riduzione della pressione sanguigna. L’Australia, ad esempio, ha introdotto un bollino speciale per i prodotti a basso contenuto di sodio, ritenuto più convincente rispetto ai tanti appelli sanitari. Ed è proprio su queste informazioni che sono impostate intere campagne pubblicitarie di acque minerali, che vantano una ridotta presenza di “particelle di sodio”.

Lo studio dei ricercatori canadesi invece, arriva a delle conclusioni differenti. I vantaggi ottenuti sulla riduzione della pressione sanguigna potrebbero essere vanificati dagli effetti osservati sul sistema cardiocircolatorio in generale.

In definitiva, solo nei soggetti ipertesi è bene non consumare troppo sodio mentre, per tutti, una dieta povera di sodio può essere pericolosa per la salute. Sono gli stessi autori a chiedersi se sono quindi ancora valide le indicazioni attuali sul consumo di sodio oppure se adesso sono necessarie nuove linee guida, che dovrebbero suggerire non più un consumo minimo, ma un’assunzione moderata, soprattutto negli ipertesi.