Aumenta la spesa privata per la sanità in Italia e sempre più persone rinunciano alle cure o rinviano esami e visite mediche, dovendo sborsare danaro di tasca propria più che in passato. Ci sono molti chiaroscuri nel dodicesimo Rapporto Crea Sanità che il 14 dicembre si presenta presso la Camera dei Deputati, facendo una "radiografia" dettagliata della sanità italiana sul piano economico e sociale. Curato dall'Università romana di Tor Vergata, evidenzia la presenza di forti squilibri anche tra Regioni diverse.

Nel Belpaese si spende - sul piano sanitario - soprattutto per farmaci, visite ed esami diagnostici.

Il 77% delle famiglie ha effettuato, nel 2014, spese sanitarie di tasca propria, mentre l’anno precedente erano inferiori del 19%; alla maggiore frequenza di spese private si "rimedia" con la riduzione della spesa effettiva di ciascuno. Talvolta questa è stata ridotta sino ad essere eliminata. Già in passato era stato sottolineato che ancora troppe persone non accedono alle cure necessarie a garantire la propria Salute.

L'Italia: spesa in sanità inferiore di quasi un terzo

La spesa sanitaria italiana è complessivamente inferiore del 32,5% rispetto a quella del resto dell’Europa Occidentale (Unione europea a 15 Paesi). In rapporto al Pil, il Belpaese si è attestato al nono posto col 9,4% (contro il 10,4% della parte più sviluppata del Vecchio Continente).

Negli ultimi 10 anni la spesa sanitaria pubblica italiana è cresciuta dell’1% medio annuo contro il 3,8% degli altri Paesi considerati: la spesa sanitaria pubblica italiana è risultata, quindi, inferiore del 36%. La crescita della spesa privata (+2,1% annuo in media) è stata invece - notano gli autori del Rapporto - leggermente inferiore a quella europea (2,3%), oltre il doppio della spesa sanitaria pubblica.

Molte le differenze tra le Regioni

Le differenze di spesa sono allarmanti tra le diverse Regioni: nel 2015 fra la Regione in cui si spende di più (Provincia Autonoma di Bolzano) e quella in cui si si spende meno (Calabria), il divario pro-capite ha superato il 50%. L’incidenza della spesa privata individuale su quella totale è del 30,5% in Val d’Aosta e del 16% in Sardegna.

Le differenze di spesa sono andate progressivamente riducendosi fino al 2009, ma hanno poi ricominciato ad ampliarsi nel periodo successivo, in corrispondenza dei Piani di Rientro e dei Commissariamenti regionali tesi al risanamento dei deficit in sanità.

Panorama prevenzione: ecco quanto si spende

Secondo le ultime stime dell’Ocse nel 2014 la spesa per la prevenzione si è attestata al 4,9% della spesa pubblica corrente, mentre l’anno precedente era del 3,7%. Insomma, tutto sommato c’è stato un progresso. L’Italia sembra quindi investire, in questo campo, una quota maggiore rispetto agli altri Paesi dell’Europa Occidentale. Eppure in termini pro-capite tale percentuale resta ancora inferiore, ad esempio, a quella di Regno Unito, Germania, Lussemburgo, Danimarca, Olanda oppure Svezia.

Le Giornate di sensibilizzazione e i check-up possono aiutare i cittadini ad avere una maggiore consapevolezza circa l'importanza della prevenzione dei problemi di salute (vedi, ad esempio, la Giornata mondiale del diabete o la Giornata mondiale della vista). Infatti la prevenzione non solo evita sofferenze inutili, ma aiuta anche lo Stato e le singole persone a risparmiare in cure più costose e complesse che possono essere evitate.