La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica di tipo immunitario che colpisce il 2-3% della popolazione, se ne contano due milioni di persone solo in Italia. E’ caratterizzata da lesioni dell’epidermide più o meno estese, dovute a proliferazione eccessiva di cheratinociti e infiltrazione di cellule infiammatorie.

E’ stato scoperto che i soggetti affetti da psoriasi hanno una carenza di vitamina D nel sangue; hanno, inoltre, un maggiore rischio di contrarre diabete di tipo 2, ipertensione e obesità.

I ricercatori del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia, dell’Università Federico II di Napoli, hanno osservato che, anche se l’epidermide è la sorgente naturale della sintesi di vitamina D sotto l’azione del sole (raggi ultravioletti UVB), la supplementazione orale di vitamina D è in grado di ridurre in maniera significativa il punteggio PASI (indice di severità della psoriasi) e di prevenire le malattie correlate.

Oltre a salvaguardare l’integrità del sistema scheletrico, mediante regolazione dell’omeostasi calcio-fosforo, la vitamina è coinvolta nella proliferazione e maturazione dei cheratinociti e nei meccanismi immunitari e di infiammazione; pertanto dovrebbe essere monitorata e integrata se necessario.

Il lavoro è stato pubblicato nel febbraio 2017 sulla rivista Reviews in Endocrine and Metabolic Disorders.

Vitamina D, linee guida

Il livello di vitamina nell’organismo è la somma di quella sintetizzata nella pelle, dopo l’esposizione al sole, con quella assunta tramite l’alimentazione. L’ergocalciferolo (vit. D2) si trova in quantità minima nella frutta e negli ortaggi, come ad esempio i funghi; il colecalciferolo (vit.D3) è elevato nei pesci grassi (salmone, olio e fegato di pesce, sgombro, persico, trota, aringa) e tuorlo d’uovo.

Una delle più promettenti strategie per raggiungere dosaggi ottimali (30 ng/mL) è il consumo di alimenti fortificati con vitamina D3 (latte, formaggi, succo d’arancia e cereali).

Per mantenere una buona funzione ossea e muscolare sono state emesse linee guida, da diverse società di controllo: l’Endocrine Society suggerisce un’assunzione giornaliera di vitamina D, per adulti tra i 19 e 50 anni, di 1500-2000 IU; l’International Osteoporis Foundation, di 800-1000 IU in adulti di età maggiore ai 60 anni; l’EFSA (European Food and Safety Authority) consiglia un massimo di 4000 IU al giorno, anche in donne in gravidanza e allattamento.

I dosaggi nel sangue vanno misurati dopo 2 o 3 mesi di trattamento, per controllare se i valori si sono normalizzati.

Psoriasi e malattie correlate

L’eziologia della psoriasi è dovuta a fattori autoimmuni, genetici, ormonali e psicosomatici; l’infiammazione colpisce soprattutto la pelle, ma anche altri organi.

Negli studi clinici è emerso che uno dei fattori di rischio di insorgenza della psoriasi è l’obesità viscerale; ma anche, viceversa, la psoriasi può portare all’obesità.

Entrambe sono condizioni proinfiammatorie, che favoriscono il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari.

Sia nei soggetti con psoriasi che in quelli obesi è stata riscontrata un’insufficienza di vitamina D; questa è liposolubile e viene sequestrata, rispettivamente, nelle lesioni della pelle e nel tessuto adiposo. Si innesca, quindi, un circolo vizioso tra insufficienza di vitamina D, psoriasi e obesità con effetti negativi, aggiuntivi, di rischio cardiometabolico.