E' una malattia rara e ancora ad oggi non esistono cure: si chiama progenia e si manifesta sin dalla nascita, facendo invecchiare e morire precocemente il bambino. Normalmente l'aspettativa di vita si aggira intorno ai vent'anni, i ricercatori stanno ancora cercando la cura per prevenirla e curarla.

Progeria o sindrome di Hutchinson-Gilford

I neonati affetti dalla sindrome di Hutchinson-Gilford sono malati sin dalla nascita e presentano condizioni cliniche pari a quelle di un anziano. I piccoli potranno sopravvivere, perché di questo si tratta, per circa vent'anni assumendo anno dopo anno le sembianze di un anziano.

Il termine Progeria deriva dal greco e significa "vecchio prima"; i greci furono il primo popolo a scoprire la malattia dopo averne vista la manifestazione su alcuni bambini che invece di crescere come tutti gli altri, assumevano giorno dopo giorno, i tratti dei loro anziani in tenera età.

I ricercatori hanno scoperto che la malattia deriva dalla mutazione di un gene e sin dalla nascita i piccoli pazienti presenterebbero un difetto nella crescita con sclerodermia localizzata (una malattia autoimmune che inspessisce la pelle sino a comprimere gli altri organi).

Esiste una cura?

Purtroppo la risposta è no, ancora ad oggi non esiste alcuna cura per debellare questa patologia e i pazienti nella maggior parte dei casi, muoiono a causa di infarti o ictus dopo essersi ammalati durante la loro vita di insufficienza renale, problemi cardiovascolari o arteriosclerosi.

Un altro fattore importantissimo è legato allo sviluppo del loro cervello, i pazienti infatti, godrebbero di un'intelligenza al di sopra della media e non presenterebbero tutti i sintomi legati al processo di invecchiamento, come ad esempio la cataratta.

Sammy Basso fu un classico esempio di ragazzo con progeria, aveva le sembianze di un anziano, ma la sua intelligenza era così elevata tanto da iscriversi all'Università ottenendo votazioni eccellenti.

"Quando arrivò la diagnosi dall'Ospedale di Padova fu una pugnalata" aveva raccontato la madre ai giornali, "ma non ci siamo persi d'animo e siamo andati in America e tutt'ora stiamo sperimentando nuove terapie".

"Nessuno sa se realmente queste terapie in fase sperimentali funzioneranno davvero ma ci si prova e si lotta fino all'ultimo per il proprio figlio", ha dichiarato il padre di Sammy fiero del suo ragazzo.