Se una persona ha gruppo sanguigno tipo A o B o tipo AB rispetto ad un tipo 0, secondo uno studio appena presentato alla riunione annuale della Società di Cardiologia, definita Heart Failure 2017, avrebbe una probabilità del 9% superiore di essere vittima di un infarto del miocardio. Questo ha portato la Società di Cardiologia europea a proporre di inserire il 'gruppo sanguigno' nell'elenco dei fattori di rischio predisponenti per un attacco cardiaco.

Precedenti studi

In effetti si tratta della rielaborazione e analisi dei dati ricavati da 9 precedenti studi, che hanno preso in considerazione circa 1 milione e 300 mila individui.

È stata quindi individuata una correlazione diretta in una percentuale significativa di individui, tra coloro che avevano avuto un caso di infarto o comunque un evento interessante l'apparato cardiovascolare e il tipo di gruppo sanguigno a cui appartenevano. Con una percentuale di eventi più alta nei soggetti con gruppo sanguigno di tipo A o B o AB rispetto a coloro che presentano un gruppo sanguigno di tipo 0. Inoltre tra i gruppi A o B e AB, la percentuale rilevata di eventi cardiovascolari e in particolare di infarto del miocardio era più elevata nel gruppo AB.

Le ipotesi degli studiosi sui risultati dello studio

Gli studiosi hanno appurato comunque, che la percentuale di rischio rispetto a soggetti con gruppo sanguigno di tipo 0, dividendo il cluster in due macro aree, gruppo 0 e gruppi non 0, è del 9%.

La spiegazione, secondo lo studio, sarebbe che gli individui con gruppo sanguigno diverso da 0 avrebbero delle concentrazioni molto più elevate del cosiddetto fattore di von Willebrand. Si tratta di una glicoproteina, che interagendo con le piastrine ha un effetto coagulante, che quindi facilità enormemente l'insorgere di un evento infausto a livello del miocardio o di settori specifici dell'apparato cardiovascolare.

Questo, ha portato la dottoressa Tessa Kole, che ha guidato l'equipe a cui si deve lo studio, ad affermare che sia necessario "in futuro" considerare il gruppo sanguigno nella valutazione dei rischi di un evento a carico del muscolo cardiaco, come lo sono ora la pressione sanguigna, venosa e arteriosa, l'età, il sesso o il livello di colesterolo.

E questo per una corretta e adeguata prevenzione. L'infarto, infatti, si manifesta perché il miocardio non riceve più nutrimento e ossigeno dal sangue, in quanto un'arteria risulta ostruito dall'accesso di colesterolo nel sangue. Ciò può portare all'insufficienza cardiaca e quindi alla morte. La prevenzione quindi è fondamentale.