Londra – La Depressione è un disturbo che di questi tempi suscita grande interesse nel mondo scientifico e nella società; si stima che annualmente, ne vengano colpite 300 milioni di persone, con risvolti sempre più spesso evidenziati da spiacevoli o addirittura tragici, fatti di cronaca.

Un dato così significativo, in termini di Ricerca, ha spinto ad un’accellerazione nei progetti mirati sia ad aiutare i pazienti che a comprendere il fenomeno, puntando in particolar modo a scoprirne le cause scatenanti.

La scoperta

Il merito della scoperta del gene Slc6a15, va agli scienziati dell’Univerity of Maryland School of Medicine, guidati dalla professoressa ordinaria del Dipartimento di Anatomia e Neurobiologia Mary Kay Lobo.

Il gruppo di ricerca ha riscontrato come nei topi, al pari degli esseri umani, l’intensificazione o la riduzione di questo gene, possa renderli più resistenti o vulnerabili alla depressione.

Sino ad oggi, gli studi condotti relativamente a questo disturbo, hanno incentrato le analisi sull’ippocampo, l’area del cervello adibita al controllo delle emozioni e della memoria, senza occuparsi di una parallela e strettamente connessa, cioè quella che regola la ricompensa.

Nel 2011 infatti, alcuni ricercatori tedeschi, pubblicarono un documento che evidenziava la relazione tra il gene Slc6a15 e la depressione, ma sempre limitandola alla zona dell’ippocampo.

E’ nota la difficoltà a raggiungere il piacere, in coloro che soffrono di depressione ed è da qui che è voluata partire la professoressa Lobo con il suo team.

Lo studio

Lo studio è stato eseguito su di un gruppo di topi messi in condizioni di elevato stress, come la vicinanza ad esemplari più grandi ed aggressivi; a livello comportamentale, è stato evidente l’aumento della paura e della depressione conseguente, al contempo –a livello neurologico- le scansioni cerebrali hanno mostrato che i livelli di Slc6a15 erano diminuiti.

I ricercatori, aumentando chimicamente il livello del gene, hanno potuto osservare topi più resistenti e meno depressi.

Per implementare la ricerca, la professoressa Lobo, ha eseguito diagnosi sui cervelli di persone defunte, con una nota storia di grave depressione: allo steso modo dei test di laboratorio, ha riscontrato bassi livelli del gene nel centro di ricompensa.

Come riportato dal Daily Mail, durante una sua intervista, la Lobo ha affermato la necessità di proseguire questi studi ed ampliarli, poiché “Ci sono molte aree del cervello esposte alla depressione e lo studio dimostra come sia indispensabile esaminare ogni area in modo diverso”.