I dati della World Health Organization (Organizzazione mondiale della sanità) parlano di 350 milioni di persone nel mondo affette da depressione maggiore. La terapia farmacologica non è sempre adeguata: solo il 50% dei soggetti risponde ai farmaci ed il 40% ha recidive. Si cerca di comprendere meglio le interazioni tra neurobiologia e fattori ambientali, per aumentare la risposta ai farmaci e trovare soluzioni alternative.
I ricercatori del Microbial Physiology, University of Groningen (Paesi Bassi) sono giunti alla conclusione che il microbiota intestinale ha un ruolo centrale nello sviluppo e nel mantenimento della malattia: lo stress, l’incremento della permeabilità intestinale causata da traumi infantili lo stress cronico, la disbiosi intestinale (sbilanciamento del microbiota) e l’infiammazione dei neuroni cerebrali sono collegati tra di loro.
La dieta ed i probiotici possono riportare in eubiosi (equilibrio) il microbiota e modificare il rilascio dei neurotrasmettitori intestinali (la serotonina è prodotta per il 95% dalle cellule intestinali) e cerebrali, diminuendo i sintomi della depressione.
Anche i farmaci antidepressivi, oltre ad agire sui neurotrasmettitori cerebrali, danno ulteriore giovamento inibendo la crescita di alcuni batteri patogeni dell’intestino.
Il lavoro è stato pubblicato nel settembre 2017 sulla rivista Current Opinion in Psychiatry.
Depressione e microbiota
La neurobiologia della depressione è multifattoriale (ha origine genetica e ambientale, da modifiche di neuroni e trasmettitori).
Gli ultimi studi evidenziano che i traumi infantili sono spesso associati ad una comparsa precoce della depressione resistente al trattamento farmacologico; sono correlati all’obesità ed all’innalzamento dei marker di infiammazione (citochine proinfiammatorie).
La terapia cognitiva comportamentale antistress ha dimostrato di ridurre i marcatori proinfiammatori.
Nei soggetti depressi la composizione del microbiota è risultata variata: incremento di Bacteroidetes, Proteobacteri e Actinobacteri e calo dei Firmicutes; questa disbiosi intestinale potrebbe essere la causa della depressione piuttosto che la sua conseguenza.
Gli antidepressivi hanno rivelato di poter ristabilire una sana composizione del microbiota intestinale, in grado di ripristinare l’omeostasi tra intestino e cervello: gli inibitori dell’uptake della serotonina agiscono sui batteri Gram positivi come Staphylococcus spp e Enterococcus spp e gli antidepressivi triciclici hanno un effetto contro alcuni patogeni intestinali (Escherichia coli, Yersina enterocolitica).
Dieta e probiotici antidepressivi
Considerato il ruolo emergente del microbiota sulla depressione ed il fatto che esso viene modulato da ciò che mangiamo, si può agire efficacemente con dieta e probiotici.
Un’assunzione povera di acidi grassi polinsaturi omega 3 e di micronutrienti (vitamine e sali minerali) e ricca di alimenti processati e conservati (salumi e formaggi, dolci, caramelle, patatine, salse) influenza negativamente appetito e umore, mediante azione sulle vie ormonali e sui neurotrasmettitori che modulano i processi cerebrali.
Una dieta ricca di frutta, ortaggi, pesce, legumi, olio di oliva e cereali integrali, o anche un’integrazione di omega 3, hanno portato invece ad un effetto antidepressivo.
Oltre all’alimentazione, la somministrazione orale del probiotico Lactobacillus rhamnosus JB1, insieme a prebiotici (fibre che nutrono i batteri intestinali), ha cambiato la composizione del microbiota ed ha attenuato i sintomi della depressione.