La tiroide rappresenta il centro nevralgico della regolazione della crescita e del metabolismo nei vertebrati, per questa ragione le sostanze chimiche che mirano alla Tiroide meritano particolare attenzione. Gli organi in fase di sviluppo sono particolarmente soggetti a disfunzioni tiroidee, le quali potrebbero influire sui diversi stadi di crescita; la dieta, in particolare l’assunzione di iodio, è critica per il corretto funzionamento della tiroide, anzi, perfino una lieve carenza di iodio potrebbe aumentare la predisposizione a disfunzioni tiroidee indotte da sostanze chimiche, come affermato nel dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare.

Infine, un numero sostanziale di EDC mira alla tiroide, con sostanze inquinanti persistenti (bifenile policlorurato, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze perfluoroalchiliche) e pesticidi (fipronil, mancozeb, ecc).

Il seminario europeo

Il recente seminario europeo sulle disfunzioni tiroidee, nella sede dell’Agenzia nazionale della sicurezza sanitaria francese (ANSES), è stato incentrato sulla discussione dei risultati di studi di laboratorio in relazione all’identificazione delle sostanze che provocano disfunzioni tiroidee. Al workshop hanno partecipato più di 70 autorità appartenenti a varie organizzazioni nazionali e internazionali. Gli esperimenti hanno dimostrato che il controllo omeostatico della tiroide è più complesso di quanto si pensasse.

Ad esempio, un aumento della produzione di tsh da parte dell’ipofisi è una diretta conseguenza della ridotta concentrazione sanguigna dell’ormone tiroideo; comunque, alcune sostanze chimiche (bromurati o sostanze perfluoroalchiliche) possono ridurre l’insufficienza di ormone tiroideo senza conseguenti aumenti nell’ormone stimolante.

Infatti l’azione dell’ormone tiroideo potrebbe essere regolato (o danneggiato) anche nei distretti periferici, senza il coinvolgimento dell’ipofisi.

Gli interferenti endocrini

Gli interferenti endocrini (EDC, dall’inglese Endocrine disrupting chemicals) sono sostanze che causano effetti avversi alterando l’omeostasi ormonale.

A questo punto, le alterazioni della concentrazione sierica di ormoni può essere vista di per sé come avversa? Oppure si tratta di effetti reversibili senza conseguenze permanenti? Il seminario ha sottolineato che sono necessari ulteriori studi al fine di trovare un legame tra le alterazioni ormonali e i biomarker di avversità negli organi controllati dalla tiroide.

Questi includono, prima di tutto, lo sviluppo cerebrale, ma anche il metabolismo basale. Tuttavia, alterazioni del livello di ormone T4 (tiroxina) nei roditori, soprattutto durante la gravidanza, dovrebbero essere interpretati come un effetto dannoso, dovuto perfino a un moderato ipotiroidismo sul cervello in via di sviluppo. Naturalmente, i dati dovrebbero essere interpretati insieme ad altre informazioni, ad esempio, escludere evidenti alterazioni “endocrine” che sono subordinati alla tossicità generale. A questo punto, considerato che gli studi tossicologici ed epidemiologici necessitano un perfezionamento, i dati attualmente disponibili permettono di identificare gli interferenti tiroidei EDC.