Dal mare all'intestino il passo è breve: un nuovo ceppo virale, scoperto nelle acque degli oceani, detto Autolykiviridae, potrebbe essere strettamente imparentato con quelli che vivono nel nostro intestino. Il microbioma umano infatti è costituito non solo da batteri e lieviti, ma include, nella vasta gamma di microrganismi presenti, anche alcune famiglie di virus. Questa popolazione microscopica, che raggiunge anche 1 chilo e mezzo di peso in un individuo sano, ha stretti rapporti con il metabolismo, influendo sulla digestione ma soprattutto sul sistema immunitario e per questo negli ultimi anni è oggetto di un attento studio scientifico.

I virus appena scoperti nei mari sono capaci di provocare la morte di un gran numero di batteri e il loro genoma è molto vicino a quello della componente virale che risiede nell'intestino umano. Capire il loro comportamento potrebbe aiutarci a capire i meccanismi che regolano il microbioma offrendo un aiuto fondamentale nella cura di moltissime malattie, dal momento che la ricerca sta scoprendo una vasta gamma di patologie, anche molto gravi, strettamente correlate ad una diminuzione dei microrganismi intestinali o dal loro sregolato aumento.

Gli Autolykiviridae

Una recente ricerca scientifica, appena pubblicata sulla rivista "Nature" e condotta in parallelo dal MIT e dall’Albert Einstein College ha trovato una famiglia di virus oceanici che ha corrispondenze con quelli ospitati nel nostro intestino.

I virus oceanici agiscono come killer di batteri, che costituiscono la base della componente alimentare in acqua. Lo studio dei virus è necessario per capire le dinamiche dell habitat oceanico e marino: essi hanno un particolare DNA con filamento doppio, che di norma è presente nella più nota famiglia dei Caudovirales. Questi virus prendono il nome dall'apparato, simile ad una coda, con cui infettano i batteri e sono molto semplici da analizzare perchè si riproducono in coltura; altri virus, più numerosi, non appartengono al suddetto gruppo e rimane più complicato studiarli.

Durante la raccolta di campioni, gli scienziati si sono imbattuti in virus non Caudovirales che riuscivano, una volta messi in coltura e sotto osservazione, ad infettare ed uccidere molti più ceppi di batteri. A loro è stato dato il nome di Autolykiviridae a causa della difficoltà nel trovarli. Nella mitologia greca, infatti, Autolykos, o Autolico, è un personaggio famoso per resistere alla cattura.

Predatori microscopici

I nuovi virus infettano le famiglie batteriche delle Vibrionaceae ed altri batteri marini, rivelandosi dei predatori letali ed efficienti, presenti in tutti gli oceani del globo. Ma non solo. La loro diffusione esula dagli ambienti marini: le sequenze genomiche degli Autolykiviridae sono state riscontrate nel microbioma umano. Di certo questi virus hanno un ruolo chiave nell'influenzare la presenza batterica e si cercherà di scoprire se sono determinanti per la salute umana. Studiando le comunità microbiologiche esterne al nostro organismo potremmo avre risposte essenziali per la cura delle malattie a cui ancora non si è data una risposta.