Si è parlato diverse volte della possibilità che l’uranio impoverito potesse essere la causa dei tumori. Ora è arrivata una svolta importante da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta, che avrebbe confermato il legame tra cancro ed esposizione all’uranio impoverito.

La svolta importante

In Italia sono tantissimi i casi in cui sembra esserci un legame tra patologie tumorali e uranio impoverito. Secondo la Commissione oltre mille persone (1101 per la precisione) sono morte per malattie asbesto-correlate con il picco del mesotelioma tra il 2015 e il 2020.

La colpa sarebbe dell’esposizione ad agenti inquinanti e l’utilizzo di armi usate in paesi alleati. Le vittime non sarebbero soltanto i militari ma anche tutti quei soggetti che vivono nei paesi limitrofi agli insediamenti, dove i materiali tossici sono più esposti.

Sotto l’occhio della Commissione d’inchiesta, i missili anticarro Milan, che avrebbero delle componenti radioattive e anche le misure di sicurezza nei poligoni in Sardegna e il pericolo per tutti i cittadini che abitano nelle zone vicine. Nel mirino anche le missioni all’estero, secondo la relazione finale annunciata da Gian Piero Scanu.

Nel report della commissione, inoltre, non c’è soltanto il nesso tra uranio e cancro ma anche tutti i rischi connessi all’amianto in parte presente in navi, aerei e mezzi usati dai militari.

La Difesa nega

Ovviamente, la Difesa nega e respinge al mittente le accuse ma nella ricerca portata avanti dalla Commissione si è tenuto conto anche dell’audizione di Giorgio Trenta, dell’Associazione di radioprotezione medica, il quale avrebbe accertato il ruolo chiave dell’uranio impoverito nel determinare patologie tumorali, dichiarazioni poi rettificate visto che il medico ha sottolineato che le sue parole erano state travisate e non voleva insinuare che i militari sono deceduti a causa del tumore provocato da uranio impoverito.

Un giallo nel giallo confermato da Scanu che sostiene come le parole del presidente Trenta siano depositate in una perizia. Parole molto vicine a quelle di Trenta (anche se poi negate) giungono da Carmine Pinto, che sembra confermare come l’esposizione a bassa dose di uranio abbia una certa responsabilità nel determinare certi tipi di tumori come leucemia e linfomi in militari che hanno effettuato missioni in zone a rischio. La Difesa, in ogni caso, rigetta le accuse e ha ribadito di tutelare in ogni modo la salute dei militari attraverso i controlli sanitari preposti.