Sono passati quasi 40 anni da quando la Vegan Society nel 1979 dava una definizione precisa di veganesimo, presentandolo come “Una filosofia e un modo di vivere che esclude, ai limiti del possibile e praticabile, ogni forma di sfruttamento e crudeltà verso animali, per scopo alimentare, per il vestiario, come per qualunque altro scopo”; come in quelle leggi che sono oggetto di discussioni poiché interpretabili in modi diversi data la mancanza di chiarezza da parte del legislatore, anche in questo caso, come dobbiamo intendere “ai limiti del possibile”?

La notizia che ha impressionato numerosi lettori proviene da Treviso: nel giro di 8 mesi sono due i bambini ad aver accusato mancanza di forze e deficit preoccupanti nelle capacità motorie dovute ad una insufficienza di vitamina B12.

La causa che li accomuna secondo i dottori è il regime alimentare sostenuto dalle madri dei due neonati durante la Gravidanza: entrambe seguivano un’alimentazione vegana. La vitamina B12, più comunemente definita cianocobalamina, è scarsamente presente nell’organismo ed è fondamentale per la sintesi del globuli rossi da parte del midollo osseo e la sua mancanza può indurre a malattie pericolose come l’anemia perniciosa. Il fabbisogno quotidiano di questa vitamina e modesto ma essenziale per lo sviluppo; essendo contenuta solamente negli alimenti di origine animale, in una dieta vegana non bilanciata da integratori vi è l’impossibilità di far pervenire la vitamina attraverso il latte materno al neonato.

Il fatto

Questa notizia arriva in un momento già delicato per la società vegana; il campanello di allarme era già provenuto dagli esperti del Meyer di Firenze e dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che avevano riscontrato in uno studio esteso 42 casi di questo genere nel 2015 e 126 nel 2016. Se consideriamo poi che già da tempo l’etica del movimento vegano viene messa in discussione, – un esempio ne è stata la vicenda Quinoa, che ha causato una situazione di insostenibilità della coltivazione, con gravissime ripercussioni sullo stile e qualità della vita delle popolazioni andine – potrebbero essere questi eventi il frutto di una mancanza di attenzione alla formazione dei membri delle community vegan da parte delle stesse? Del resto, la cattiva informazione aleggia anche nel settore più ampio della medicina, dove si è diffusa una subcultura che di fatto scredita l'importanza dei vaccini.