Uno scorso caso di terapia Metacognitiva Interpersonale ha visto una giovane donna, con problemi nella gestione delle relazioni, superare le proprie avversità inconsce attraverso una analogia con il videogioco di Super Mario, da lei molto usato. "Mi immagino di essere come Super Mario, il personaggio del videogame, quando cade e sprofonda nel vuoto. Questo è per me la conclusione di una storia d'amore, non aver fatto un salto abbastanza lungo per raggiungere l’altro versante. Poi per carità la relazione, è come il gioco, non è mica tanto facile: gente che vuole buttarti giù (ride), ma nel percorso a volte ti può capitare di trovare pure dei funghi magici e ti senti grande, piena di energie e vai avanti nonostante le difficoltà e gli ostacoli in cui ti imbatti, perché sai che poi ritroverai quei brevi ma intesi momenti in cui ti senti al sicuro".
La terapia ha poi analizzato il problema, trovando la causa della sua incapacità nella gestione delle relazioni in un senso di colpa nel lasciare il partner (senso di colpa che si portava già dietro da piccola) e nella paura di non riuscire ad essere abbastanza forte nel stare da sola.
La Wii e il Parkinson
La Wii è una delle console più vendute di tutti i tempi nell’ambito dei Videogiochi: una caratteristica che le ha permesso una tale diffusione è sicuramente la sua grande versatilità. Anche nell’ambito medico, infatti, la piattaforma ha permesso una sua applicazione nel trattamento di patologie come il morbo di Parkinson, una malattia neurodegenerativa che col tempo coinvolge funzioni come il controllo dei movimenti e l’equilibrio.
Un caso molto recente coinvolge uno studio presso la Purdue University dove si è andato a studiare come il gioco produceva in generale, un miglioramento nella qualità della vita di un paziente affetto da morbo di Parkinson. In certi casi l'utilizzo della WII avrebbe portato dei risultati migliori rispetto alla terapia tradizionale.
Realtà virtuale
Un campo molto indagato dell’utilizzo dei videogiochi come terapia è quello che coinvolge la realtà virtuale come strumento di guarigione. In particolare, l’impiego dei simulatori tridimensionali è concentrato nel trattamento del disturbo post traumatico da stress, esempio eclatante è il Virtual IRAQ utilizzato dai soldati di ritorno dal Iraq che hanno difficoltà nel gestire particolari eventi della loro esperienza in guerra.
Il videogioco consiste in un visore tridimensionale e un paio di cuffie che isolano completamente il soldato e lo riportano nell’ambiente del conflitto. Successivamente un terapeuta, utilizzando la terapia dell’esposizione, guida il soldato nella stessa situazione che all’epoca gli aveva causato lo stress permettendogli di affrontarla e superarla.
Le tecnologie per creare questi software fino a qualche tempo fa erano esclusive di enti governativi o dell’esercito, ma grazie a nuovi dispositivi come Oculus Rift o Gear VR oggi sembra sempre più possibile il loro utilizzo in ambiti terapeutici. Non possiamo sapere quali strumenti avremo nel futuro, ma sembra essersi aperta una nuova frontiera nel campo della terapia e non solo; tutto il campo medico è ora alla ricerca di nuove applicazioni di queste tecnologie multimediali dalla prevenzione fino alla cura vera e propria.