La curiosità per la mente umana è in grado di dare soluzioni a macchie nere che creano isolamento e depressione, riuscendo a rivoluzionare il mondo del malato in balia di se stesso. La curiosità per la mente umana, apre le porte ad un maggior utilizzo del cervello e la possibilità di inserire maggiori colori nella realtà quotidiana.

Come può influire la curiosità sulla mente umana?

È stata la curiosità di un giovane ragazzo che, dopo aver affrontato un percorso psicoterapeutico, lo ha portato a divenire psichiatra nel centro Anna Freud di Londra, lo stesso che lo ha ospitato da giovane.

L’edificio è stato lo scenario in cui la curiosità è sfociata in una teoria del tutto rivoluzionaria per le cure psichiatriche: la teoria della mentalizzazione. L’ideatore in questione è Peter Fonagy che è riuscito ad arrivare a tale soluzione trasfigurando il comportamento altrui come frutto di stati mentali simili ai propri.

Una caratteristica che starebbe alla base dei contesti sociali e che permetterebbe di prevedere e dare delle spiegazioni alle azioni degli altri. Secondo Fonagy, questa mentalizzazione verrebbe acquisita nei primi anni di vita, in quanto è possibile un’esplorazione più malleabile della mente del genitore. Il processo presenta dunque un elemento fondamentale che sta nel genitore; a seconda del comportamento di questo si può dedurre la predisposizione psicologica del bambino: se il genitore presenta un comportamento disturbato e poco consono, il bambino sarà predisposto ad un disturbo di personalità.

Indispensabile per la crescita psichiatrica della persona è dunque l’infanzia ed il modo in cui si viene cresciuti; a seguire un tassello importante per la futura psiche è l’adolescenza, quest’ultima tappa è la più importante, in quanto determinala vera e propria modifica del cervello. Le tecniche di mentalizzazione usate nella psicoterapia, vertono verso quei ragazzi che durante l’adolescenza e\o nell’infanzia abbiano convissuto con una condotta disturbata e malsana, in grado di modificare la loro psiche.

Una possibilità in più per il malato della società?

Chi soffre di disturbi psichici poche volte ha avuto a che fare con la parola normalità o con il senso di adeguatezza in determinati contesti sociali, alcune regole sociali, sembrano escludere il “malato di mente” dal dominio pubblico, guardandolo con occhi diversi, quasi intimoriti.

Scoprire che la stessa persona che ti è stata accanto per diverso tempo, può soffrire di disturbi psichici, può farti perdere la fiducia nelle sue parole, ritenendo che questo non possa mai essere curato e dunque, non possa essere in grado di proseguire la propria vita. Si crea così una bolla di pregiudizio verso il “pazzo”, lo stesso che in realtà può essere curato, ma non con l’esclusione e la paura; piuttosto con l’accettazione ed il tempo.