L’ipotesi di conseguire, entro il prossimo decennio, l’immortalità per il genere umano, o comunque un qualcosa di molto simile ad essa, è lanciata dal sito statunitense STAT, un sito scientifico focalizzato prevalentemente sulle scienze della vita e sulla ricerca farmaceutica. Il sito offre infatti importanti approfondimenti di carattere scientifico sugli studi, le tecnologie e le personalità che stanno imprimendo cambiamenti epocali nelle scienze della vita e della Salute umana.

Entro 10 anni si potrebbe arrivare all'immortalità

Stando a quanto pubblicato su questo importante sito scientifico americano, sarebbe ipotizzabile ed in tempi relativamente brevi (entro 10 anni) la creazione di cellule umane pressoché perfette.

Cellule immuni a tutti i virus, ai tumori, alle radiazioni, ed addirittura resilienti all'invecchiamento, ossia, tradotto, qualcosa di molto simile all'immortalità.

Il gruppo di scienziati, citato da STAT, sarebbe giunto a tale avveniristica conclusione sulla base di studi e ricerche sperimentali effettuate sul batterio escherichia coli, lo stesso che in questi giorni sta allarmando gli Stati Uniti per una violenta infezione causata da lattuga romana contaminata proprio da questo batterio. Tali studi sono stati effettuati apportando in laboratorio svariate modifiche genetiche al batterio dell'escherichia coli (321 per l’esattezza), modifiche che hanno avuto il sorprendente risultato di renderlo praticamente invulnerabile ai virus.

La strada intrapresa, anche se sembra essere quella giusta, appare ancora lunga, in quanto le modifiche che dovrebbero essere apportate al genoma umano per raggiungere l’obbiettivo dell’immortalità richiederanno sforzi ben maggiori. Secondo il professor George Church, noto al mondo scientifico per essere stato tra i fautori nel 1984 del progetto genoma umano e nel 2005 del progetto genoma personale, occorrerà apportare qualcosa come 400.000 modifiche circa ai 20.000 geni del genoma umano per rendere l’uomo immune ai virus.

Sempre a detta del prestigioso professore dell'università di Harvard e del MIT di Boston, bisognerebbe anche eliminare i cosiddetti codoni, termine scientifico con cui si indicano unità del codice genetico, per poi procedere ad una vera e propria riprogrammazione dei geni umani, in maniera da renderli invulnerabili al cancro, all’invecchiamento, ai virus etc. Insomma, la strada è ancora lunga, ma l'impressione generale è che si stia percorrendo il percorso giusto.