"Il 13 maggio di quarant'anni fa il Parlamento italiano approvò una riforma fortemente innovativa - nota come "Legge Basaglia" - che modificò la concezione e i criteri dell'assistenza psichiatrica, superando la logica di mera custodia dei manicomi. Si tratta di norme che hanno collocato l'Italia in posizione d'avanguardia e, ancora oggi, costituiscono un motivo d'orgoglio per la nostra cultura e la nostra civiltà". Lo scrive il presidente Sergio Mattarella in occasione del quarantesimo anniversario della legge 180. Il 13 maggio 1979 il parlamento varò una legge che abolì i manicomi, cioè gli ospedali psichiatrici, strutture nella quale venivano internate persone con disturbi mentali e considerate pericolose per sé e per gli altri.

Grazie all’impegno di Franco Basaglia, psichiatra e neurologo italiano, l’Italia aprì la strada alla discussione riguardante il trattamento dei pazienti affetti da patologie psichiche.

Prima della legge Basaglia

Fino al 1978 i 98 ospedali psichiatrici in Italia erano regolati dalla legge 36 del 1904, nella quale si afferma che «Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a sé o agli altri e riescano di pubblico scandalo . A dare “pubblico scandalo” erano anche personalità considerate devianti come omosessuali o prostitute e le donne considerate inadatte al ruolo di mogli e madri perché affette da patologie legate alla depressione clinica.

Adulti e bambini, spesso molto piccoli, venivano “custoditi” nei manicomi in condizioni di estremo disagio, dovuto al sovraffollamento delle strutture e alla scarsa conoscenza delle malattie psichiche. I trattamenti tramite elettroshock, contenzione meccanica e iniezioni di insulina non avevano scopo terapeutico, quanto piuttosto servivano a sedare i malati e togliere loro ogni barlume di lucidità.

Nel 1961 Franco Basaglia diventa direttore dell’ospedale psichiatrico di Gorizia dove inizia a sperimentare nuovi metodi per la cura degli internati. L’obiettivo principale è ridare dignità di essere umano e cittadino agli indigenti, fino a quel momento trattati come prigionieri più che come pazienti. Vengono abolite le torture e le costrizioni fisiche in favore di attività ricreative.

Eredità della legge Basaglia

Oggi gli ospedali psichiatrici sono stati sostituiti da centri di salute mentale, centri diurni e residenze per le misure di sicurezza (Rems). In particolare le Rems sono strutture riabilitative dove i pazienti affetti da disturbi psichici che hanno commesso dei reati sono sottoposti a misure di sicurezza. Solo nel 2014 hanno definitivamente sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), luoghi di “estremo orrore” come le definisce l’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Lo scopo delle Rems è il reinserimento sociale dell’individuo, ma non è facile conciliare la doppia natura di carcere e ospedale di queste strutture.

Si tratta inoltre di strutture piccole con liste d’attesa molto lunghe e affollate, attesa che viene trascorsa nelle carceri.

Il Il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria afferma però di non avere mezzi e fondi per curare i detenuti in modo adeguato.

Un impegno collettivo

È chiaro dunque che il problema è lontano dall’essere risolto e nonostante l’impegno delle Rems e delle strutture penitenziarie è necessario un impegno collettivo che coinvolga l’intera sfera sociale e che presti maggiore attenzione e sensibilità ai segnali di disagio soprattutto delle nuove fasce marginali e ai più giovani.