Il Ministero della Difesa sempre più modernizzato e al passo con i tempi, l'altra settimana ha twittato ai suoi followers: un messaggio semplice ma significativo: "mai usato munizioni contenenti uranio impoverito ne in Italia ne all'estero. Falso parlare di 4000 militari ammalati e 300 morti. Questione scientifica e sanitaria. Serve responsabilità e verità". Sembra una precisazione d'ufficio, una delle tante che il Ministero giornalmente mette in rete, in realtà è una notizia perniciosa, sembra una risposta ad un' Ansa del giorno prima proveniente da Belgrado.

Anche in Serbia si è istituita una Commissione Parlamentare per indagare sugli effetti nocivi dei bombardamenti Nato in Kosovo nel 1999. L'Italia sappiamo benissimo che ha partecipato.

La Commissione d'Inchiesta Parlamentare su Uranio Impoverito

Chi conosce minimamente la storia sa bene che non è così, non può un twitter buttato là screditare anni e anni di indagini della Commissione Parlamentare italiana. Nelle conclusioni della Relazione finale sono state dette cose diverse dal tweet. A precisare la questione ci pensa Radio Radicale nell'intervista all'Onorevole Gian Piero Scanu, già Presidente della Commissione. Scanu ci tiene a precisare che è stato riconosciuto il nesso casuale tra tumori ed esposizione ad uranio impoverito utilizzato in munizioni e armamenti.

Sono state tante le incongruenze poste in luce nella Relazione figlie di una "giurisdizione domestica" che vede insieme controllato e controllore nella stessa famiglia e gerarchicamente dipendenti, a partire dall'Osservatorio Epidemiologico Militare che ha fatto una elaborazione di dati in modo parziale ed a favore dell'Amministrazione.

I dati statistici medici utilizzati si riferiscono al personale che aveva partecipato in operazioni di guerra oppure aveva prestato servizio nei poligoni di tiro fino al momento del congedo, in realtà buona parte dei militari hanno contratto tumori in epoca successiva al servizio. Soprattutto quei giovani Volontari con rafferme brevi di due, quattro, sei anni.

Questi militari malati non sono stati inseriti nella statistica.

Le inchieste delle Procure

il lavoro della Commissione, contrariamente a quanto affermato degli Stati Maggiori, è stato definito severo, rigoroso, apprezzabile dal Parlamento. Secondo Scanu la Relazione della Commissione dovrebbe approdare in Magistratura e proseguire il suo lavoro alla ricerca delle responsabilità soggettive dei dirigenti. In parte sta accadendo in alcune Procure come quella di Cagliari per i Poligoni di tiro di "Capo Teulada" e "Salto di Quirra", il processo segue un percorso in contro fase dall'Amministrazione, addirittura si immagina il reato di disastro ambientale. L'anno scorso a Padova ci sono state sentenze di risarcimento riguardo il radon in contrasto con quanto affermato a suo tempo dall'Osservatorio Epidemiologico Militare.

Così pure per l'Amianto solo grazie all'intervento della Magistratura si è potuto affermare verità diverse da quelle emesse con comunicati stampa, tweet o documentari da Istituto Luce del Ministero Difesa. Bisogna conoscere bene le cose per non cadere nelle difese d'ufficio. Persino le visite dei Membri della Commissione ai Poligoni di tiro in alcune occasioni sono state effettuate nel segno dell'antipatia e della poca collaborazione verso l'inchiesta. Precisa in ultimo l'ex parlamentare, Inchiesta è stata fortemente voluta per la tutela dei militari, dell'ambiente e delle future generazioni. Questo tentativo permanente di screditare, ostacolare, raccontare altre verità è vergognoso e non accettabile per un paese civile.

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Una battaglia civile

La battaglia per la civiltà passa anche dal rigetto al mittente di un semplice tweet, dal rispondere all'infinito al depistamento della verità e responsabilità. Lo dobbiamo a quei ragazzi morti, ammalati, ai figli che hanno contratto malattie genetiche, ai familiari, lo dobbiamo a noi stessi.