Una trasformazione di straordinaria importanza quella che i ricercatori Angelo Vescovi e Jessica Rosati hanno portato a termine, ovvero la conversione di cellule epiteliali in neuroni. La scoperta potrebbe determinare un grande passo in avanti nella ricerca di nuove terapie rigenerative, al fine di contrastare le patologie neurologiche, e soprattutto si eliminerebbe il rischio di rigetto. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Cell Death and Disease" e condotto dal team di ricercatori dell’Irccs Casa Sollievo della Sofferenza, insieme alla Fondazione Cellule Staminali di Terni, l'associazione Revert e l'Università milanese Bicocca.

Per avere una terapia derivante da queste nuove cellule nervose occorrerà attendere un paio d'anni.

La creazione di cellule IpsC

Per creare le nuove cellule nervose si parte da una biopsia cutanea che estrae le cellule epiteliali. Esse vengono poi riprogrammate in modo che regrediscano allo stadio di cellule staminali totipotenti, capaci cioè di evolversi a seconda del tessuto in cui sono poste. Le cellule staminali pluripotenziali indotte sono anche chiamate IpsC e il metodo con cui si creano è simile a quello che 6 anni fa valse il Premio Nobel per la Medicina allo scienziato giapponese Shinya Yamanaka. Il problema delle cellule staminali inserite in un organismo e provenienti da un altro è il rigetto: in questo caso si utilizzerebbero cellule somatiche dello stesso individuo, riducendo notevolmente il rischio di rigetto.

Le cellule potrebbero essere utilizzate soprattutto per le terapie della sclerosi multipla e della SLA, la sclerosi laterale amiotrofica. La scoperta risolve anche il problema derivato dalla scarsa disponibilità di staminali nervose che dovevano essere prelevate da feti abortiti in modo spontaneo.

Addio rigetto

Il nuovo metodo apre molti spiragli a livello terapeutico e può dare origine ad altre ricerche correlate in quanto gli scienziati ritengono che le nuove cellule riprogrammate possano moltiplicarsi illimitatamente.

Potranno inoltre essere conservate, se in eccesso, in una "banca di cellule" personalizzata per ciascun paziente, che renderà possibile l'abbandono dei farmaci immunosoppressivi dato che non vi sarebbe alcun rigetto. Le terapie derivanti dall'uso delle nuove staminali potrebbe infine allargarsi ad altre patologie anche non inerenti il sistema nervoso. Il dottor Vescovi, uno degli autori senior dello studio, afferma che entro due anni le cellule nervose riprogrammate potranno essere usate negli studi clinici.