Consumare bibite zuccherate ad alto indice glicemico ha effetti metabolici dannosi: obesità e malattie cardio-metaboliche come disturbi cardiaci, fegato grasso, ictus e diabete di tipo II. A stabilirlo è una ricerca australiana pubblicata sulla rivista Clinical Nutrition, che mostra come il consumo sregolato e continuo dello zucchero contenuto nelle bibite industriali sia alla base di gravi patologie anche a carico del sistema cardiovascolare, aggravate dalla sedentarietà.

La ricerca australiana

L'articolo, apparso sulla rivista specializzata Clinical Nutrition, è stato condotto dai ricercatori del Baker Heart and Diabetes Institute di Melbourne, coordinati dalla dottoressa Bronwyn Kingwell, direttrice del Laboratorio di fisiologia metabolica e vascolare dell'Istituto australiano e specialista in patologie metaboliche.

La ricerca è stata condotta in un contesto "reale", con un gruppo di studio formato da 28 adulti in sovrappeso o obesi, tra i 19 e i 30 anni di età, con uno stile di vita sedentario. Il campione di pazienti è stato selezionato scegliendo coloro che assumono abitualmente fino a 750 ml al giorno di bevande zuccherate analcoliche (in sostanza, le classiche bevante industriale, molto spesso gassate e ricche in glucidi), consumate durante i pasti al posto dell'acqua naturale.

Sono stati condotti due esperimenti distinti ed effettuati su due giornate diverse, monitorando l'assunzione di bevande zuccherate a metà mattina e pomeriggio, nell'arco di 7 ore. Durante il primo giorno, i pazienti hanno assunto bibite analcoliche zuccherate, il secondo giorno invece hanno assunto solamente acqua.

In entrambe le giornate, le persone coinvolte nel gruppo di studio hanno condotto vita sedentaria. Da subito, è emerso come l'accoppiata "soft drink - inattività" abbia aumentato significativamente sia il glucosio che l'insulina e abbia invece ridotto i trigliceridi e gli acidi grassi, specialmente nei pazienti di genere maschile.

Il danno a carico del metabolismo di glucidi e lipidi ha avuto ripercussioni anche a livello cardiovascolare. La responsabile della ricerca ha dichiarato come sia "necessario comprendere l'impatto sulla Salute e determinare strategie di prevenzione e di intervento" per una serie di pazienti che presentano patologie coerenti con uno stile di vita errato che include, in primis, la sedentarietà.

Uno stile di vita che innesca una serie di circoli viziosi i quali, insieme all'assunzione incontrollata di zuccheri aggiunti, creano dipendenza dalle bibite in oggetto facendo scaturire malattie cardiovascolari e cardiometaboliche.

Ingannevole senso di benessere dopo aver bevuto bibite gassate

Il problema di fondo del consumo continuo di bibite zuccherate è il senso di benessere portato dalla sregolata assunzione di glucidi. E’ stato verificato scientificamente, infatti, che dopo mezz’ora dall’assunzione della bevanda analcolica zuccherata, si sprigiona nel corpo una complessa reazione chimica. Il livello di glucosio del sangue sale vertiginosamente e la psiche registra un aumentato senso di benessere.

Un benessere fallace, però, poiché all’interno dell’organismo si è verificato un eccesso di energia a livello cellulare che ha superato i limiti di tolleranza. Fuori controllo, dunque, glucosio e insulina in un circolo vizioso che può essere aggravato ulteriormente se nella bibita zuccherata è presente anche caffeina. In questo caso, l’extra-lavoro è richiesto al sistema nervoso centrale il quale, eccitato, stimola a sopprimere ogni possibile senso di stanchezza. Un risultato nocivo perché devia la corretta percezione dello stato dell'organismo.

I danni dello zucchero e dieta a basso indice glicemico

Si conoscono già approfonditamente i danni di una dieta ad alto indice glicemico che, avendo ripercussioni sul metabolismo di glucosio e lipidi, concorre alla degenerazione di gravi patologie come il diabete, l'ictus, l'ovaio micropolicistico e, ovviamente, l'obesità.

La nuova ricerca australiana aggiunge ad una già nota lista di patologie, anche quella a carico dei vasi sanguigni.

L'assunzione continua e prolungata nel tempo di bibite analcoliche zuccherate da parte di persone in sovrappeso e persone obese e con un alto grado di sedentarietà, fa male al cuore. Non solo. Gli "zuccheri aggiunti" classici delle bibite in oggetto sono i responsabili di mettere i giovani su una "cattiva strada" alimentare e nutrizionale, aprendo la porta a malattie cardiometaboliche come il fegato grasso, diabete di tipo 2, disturbi cognitivi, steatosi epatica e patologie cardiache. Le bibite analcoliche zuccherate, dunque, finiscono sotto pesante accusa non solo perché favoriscono l'aumento di peso e problemi di metabolismo, ma perché i loro danni si ripercuotono su tutto l'interno organismo umano.

Un regime alimentare povero in glucidi viene spesso citato come panacea di molti mali legati al metabolismo, obesità, candida, e patologie secondarie di vario tipo. La dieta a basso indice glicemico (o dieta Montignac, dal nome del suo ideatore) suddivide gli alimenti in tre fasce, quelli con indice glicemico basso (<50) che sono consigliati sempre, a quelli con indice glicemico crescente, fino ad arrivare ai cibi sconsigliati per il loro altissimo indice glicemico (>90). La dieta Montignac, inoltre, pone molta cura nella combinazione degli alimenti e vieta espressamente alcune associazioni considerate nocive. Oltre a prevedere la totale abolizione delle bibite analcoliche zuccherate, proprio quelle prese sotto esame dallo studio australiano.