Le persone affette da diabete di tipo 2, quella più frequente e che colpisce prevalentemente in età matura, avranno presto un’arma in più per combattere ictus e infarto del miocardio due complicanze legate proprio a questo tipo di patologia.

Le università di Pisa e Glasgow hanno appena pubblicato sulla prestigiosa rivista britannica “The Lancet” i risultati di uno studio realizzato su quasi 9500 pazienti che ha portato alla scoperta di un principio attivo in grado di ridurre notevolmente l’insorgenza delle suddette malattie.

Il diabete di tipo 2

Oltre ad essere la forma più diffusa di diabete ( interessa infatti il 90% dei casi), il diabete mellito di tipo 2 ha la caratteristica di presentare contemporaneamente due difetti tipici.

In primo luogo, presenta un deficit insulinico. In pratica, non viene prodotta sufficiente insulina per le esigenze dell’organismo.

In secondo luogo, in alcuni casi l’organismo sviluppa una forma di insulino – resistenza. In questo caso l’insulina prodotta dall’organismo del paziente non agisce in maniera corretta e soddisfacente. Di conseguenza, aumentano i livelli di glucosio presenti nel torrente sanguigno.

I risultati dello studio dell’Università di Pisa

Lo studio italo – irlandese è stato coordinato dai Professori Stefano Del Prato del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Pisa e John McMurray del “British Heart Foundation Cardiovascular Research Centre” dell’Università di Glasgow ed è stato denominato “Harmony – Outcomes”.

Tale studio ha accertato che il principio attivo denominato albiglutide sarebbe in grado di ridurre del 22% il rischio di insorgenza di infarto ed ictus in pazienti affetti da diabete di tipo 2 con complicanze cardiovascolari.

Le caratteristiche del nuovo farmaco

Lo studio è stato realizzato anche grazie al sostegno economico della casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline ed è stato presentato in anteprima lo scorso 2 ottobre al congresso annuale della “European Association for the Study of Diabetes”.

Lo studio ha analizzato le capacità cardio – protettive dell’albiglutide. Questo principio attivo è un agonista dei recettori del GLP1.

Il GLP1 è un ormone appartenente alla famiglia delle incretine prodotte a livello gastrointestinale. Sono ormoni che vengono prodotti immediatamente dopo i pasti dalle cellule L dell’ileo/colon e hanno lo scopo di tenere sotto controllo la glicemia fondamentalmente in tre modi.

In primo luogo, dovrebbero aumentare la secrezione di insulina da parte del pancreas. In secondo luogo, diminuiscono la secrezione del glucagone, un antagonista dell’insulina, da parte delle cellule beta del pancreas. Infine, rallenta la motilità delle feci e, quindi, lo svuotamento dello stomaco riducendo di conseguenza anche l’appetito. Il problema era che, fino ad oggi, Il GLP1 doveva essere somministrato mediante infusione sottocutanea continua.

Ora, come dichiara il Professor Stefano Del Prato, tale studio fornisce una solida evidenza circa l’effetto cardio – protettivo dell’ormone GLP1. L’introduzione nel protocollo terapeutico della albiglutide dovrebbe incidere profondamente sulla riduzione delle più comuni e tragiche complicanze per i pazienti affetti da diabete di tipo 2.