La mancanza di un buon sonno ristoratore sembra favorire l'obesità a causa di un circuito cerebrale che collega il centro della ricompensa con la stanchezza accumulata. Secondo un recente studio di ricercatori tedeschi, poco sonno rende più facile l'ingestione di cibi ricchi di grassi e zuccheri, il cosiddetto "junk food o cibo spazzatura". Lo studio, condotto dalla dottoressa Julia Rihm dell’Università di Colonia e colleghi, pubblicato sulla rivista scientifica “Journal of Neuroscience”, è incentrato su questo meccanismo finora ignoto che agisce indipendentemente da quello, già noto, che altera il metabolismo ormonale.

Notti in bianco e cibo spazzatura

Basta una sola notte senza dormire per far scattare il desiderio impellente di junk food. Sono molti gli studi che cercano un collegamento tra la carenza di sonno con il sovrappeso e le patologie metaboliche. Dopo una notte insonne si è alla ricerca di maggiori “introiti” calorici e gli scienziati vogliono capire con quali meccanismi il sonno influisca sulla salute. I ricercatori di Colonia hanno testato un gruppo di volontari che, dopo aver consumato una cena identica, sono stati divisi in due gruppi. Il primo gruppo è tornato a dormire a casa mentre il secondo è stato trattenuto in laboratorio per una lunga notte di veglia. L'indomani, tutti e due i gruppi sono stati monitorati per intuire il differente desiderio di cibo, soprattutto snack e cibi zuccherati, in relazione all'attività cerebrale.

Il risultato è stato che il gruppo che aveva passato una notte insonne tendeva a mostrare più interesse verso il cibo che verso ogni altro oggetto mostrato e che le zone del cervello direttamente collegate alla sfera emotiva e all'appetito erano molto più attive del normale.

L'associazione ormonale

La scarsità di sonno, dimostrata da vari studi, solitamente è basata su meccanismi ormonali, soprattutto dipendenti dallo squilibrio tra la produzione e il rilascio di grelina e leptina, gli ormoni dell'appetito e della sazietà.

Il recente studio, usando l'imaging cerebrale, ha scoperto altri fattori che coinvolgono diverse regioni cerebrali, amigdala e l'ipotalamo, legate al “sistema della ricompensa”, che entrano in gioco anche dopo un solo episodio di perdita di sonno. Le due regioni appaiono sovrastimolate dalla vista di cibo rispetto a quelle del gruppo di volontari con una notte di sonno alle spalle.