Fumare cannabis danneggia geneticamente gli spermatozoi, in particolare nei geni predisposti allo sviluppo dell’embrione. Questi i risultati di una ricerca americana sugli effetti del suo principio attivo, il THC, sulla fertilità maschile. La scoperta, benché non sia ancora arrivata a dimostrare con certezza che i danni causati dalla marijuana abbiano effettivamente delle conseguenze sulla fertilità e sullo sviluppo dell'embrione, si inserisce a pieno titolo nel dibattito che tende a considerare la cannabis una droga “sicura”, con effetti collaterali di portata limitata, mentre l'Ordine dei medici e il Consiglio Superiore di Sanità consigliano di non sottovalutare gli effetti del consumo ricreativo di cannabis.

Lo studio americano su cannabis e fertilità

Lo studio sugli effetti della cannabis sugli spermatozoi è stato condotto dai ricercatori della Duke Heart University di Durham, nello Stato della Carolina del Nord, negli Stati Uniti. Nel dettaglio, i ricercatori americani, guidati dalla dottoressa Susan Murphy, hanno preso in esame il liquido seminale di un campione di 24 uomini, metà dei quali avevano fatto uso di marijuana ogni settimana nei sei mesi precedenti, mentre l’altra metà non aveva fumato cannabis negli ultimi sei mesi e, comunque, non più di 10 volte nell’arco della loro vita.

I risultati dell’analisi hanno evidenziato che ad una maggiore concentrazione di THC nelle urine corrispondeva non solo una minore quantità di spermatozoi ma anche evidenti modifiche genetiche dello sperma.

Secondo i ricercatori, tali modifiche coinvolgerebbero i geni che regolano la crescita durante lo sviluppo dell’embrione e quelli che consentono agli organi del corpo a raggiungere le loro normali dimensioni.

Quali siano gli effetti dei cambiamenti genetici negli spermatozoi dei fumatori di cannabis sullo sviluppo dell’embrione non è ancora dato sapere.

La precisazione viene proprio dalla dottoressa Murphy, coordinatrice della ricerca, secondo la quale, comunque, in attesa di studi che possano escludere con certezza una correlazione tra il consumo di marijuana e lo sviluppo di embrione è consigliabile astenersi dal consumo per almeno sei mesi prima del concepimento di un bambino.

La ricerca ha infatti evidenziato come i danni genetici nei soggetti che avevano smesso di usare cannabis da almeno sei mesi fossero decisamente inferiori.

Il dibattito sulla cannabis in Italia: l'allarme dell'Ordine dei medici di Lecce

In Italia, intanto, l'ultimo allarme sull'uso della cannabis viene dall'Ordine di medici di Lecce che auspica un chiarimento sulla legge del 2016 che apre alla possibilità di acquisire prodotti lavorati a base di canapa. Secondo i medici, infatti, la cannabis definita "light", cioè con una concentrazione di principio attivo THC inferiore allo 0,2 per cento, se consumata in grande quantità può comunque avere effetti collaterali e pericolose conseguenze per la Salute pubblica. Stesso discorso per l'uso terapeutico del THC, la cui somministrazione, come ogni altra medicina, deve avvenire sotto controllo medico.