Un passaggio d’epoca ci attende: per la società e gli individui il cambiamento non è mai stato così rapido e mai così esteso. E allo stesso tempo così silenzioso, quasi esistesse una volontà generale di farlo passare sottotraccia. Quello della Salute, o forse sarebbe meglio dire del benessere personale, è un terreno dove si manifestano enormi possibilità di sperimentazione, ma anche conflitti potenziali.

Gli ospedali, le RSA, i servizi del sistema sociosanitario diventano grandi organizzazioni che fissano criteri, tariffe e procedure. Ma c’è di più, c’è il vissuto soggettivo di operatori e utenti che deve essere considerato per garantire veramente efficacia ed efficienza agli interventi.

All'IRCCS Fatebenefratelli di Brescia si terrà una giornata di studio su modalità organizzative e di lavoro più sostenibili e condivise aperto a esperti del settore, studenti , volontari e cittadini che credono che sia il momento di un cambiamento di punto di vista.

L'evento formativo residenziale, in agenda il prossimo 12 marzo, ha come titolo: “Verso una leadership orizzontale: il DesignThinking in sanità e nel sociale”.

I docenti

A dividersi l’aula saranno Simone De Clementi, filosofo della scienza allievo di Felice Mondella e Filippo Mazzini, educatore esperto nella riabilitazione delle demenze e formatore.

L’approccio del Design Thinking è stato ideato e codificato agli inizi degli anni 2000 dall’Università di Stanford, in California.

Si tratta di un modello centrato sulle persone, sulle loro individualità, sui loro talenti e si basa sull’integrazione di capacità analitiche e di capacità creative. Nato dagli studi di Design, è migrato in vari settori, tra cui recentemente la sanità ed il sociale.

Il modello d'oltreoceano è certamente un valido punto di partenza da proporre a operatori, decisori politici, organizzazioni e cittadini.

Ma non basta. La riflessione filosofica ed educativa europea è chiamata a riflettere su modelli e specificità differenti, capaci di superare il modello statunitense. La medicina e le scienze di cura sono chiamate a loro volta a riconoscere il limite del proprio sapere, delle proprie tecniche, dei propri campi di applicazione.

Questo ripensamento si pone su diversi piani: quello dei modelli scientifici, ma anche quello dei modelli organizzativi socio-sanitari che si applicano al trattamento, alla cura e anche alla promozione della salute.

“Per affrontare i nuovi scenari” spiega Simone De Clementi “occorre adottare un approccio creativo, snello e condiviso per la pianificazione delle attività e dei processi decisionali. Le intuizioni e i suggerimenti di ogni figura professionale sono essenziali per analizzare i bisogni dei pazienti e dei familiari e, dunque, per sviluppare e migliorare il servizio erogato”. Alcune realtà già stanno muovendosi in questa direzione, come è testimoniato per esempio da “Sanitàkmzero” di Regione Veneto

Quel che conta è un cambiamento di prospettiva che ci sposta dalla condizione di oggetti e ci fa divenire soggetti dell’agire sociale, della professione, del lavoro quotidiano per il benessere delle persone assistite.