Era il 1984 quando al mondo intero veniva annunciata la scoperta del retrovirus HIV che causa la malattia autoimmune dell’Aids. Sono passati 35 anni da quel giorno e sembra esserci una cura. Il paziente che pare essere guarito dal virus HIV è noto come “paziente di Londra” ed è il secondo caso al mondo: il primo fu nel 2007 Timothy Ray Brown, allora chiamato “paziente di Berlino”, considerato guarito grazie a un trapianto di midollo.
La scoperta
Secondo i ricercatori la guarigione dal virus avviene grazia a una particolare mutazione presente nel midollo del donatore.
Il donatore infatti possiede la mutazione di CCR5, una proteina che si trova sulla membrana di alcune cellule immunitarie e che impedisce al virus di agganciarsi correttamente alle cellule e, di conseguenza, di proliferare. La mutazione ha permesso la formazione di un nuovo sistema immunitario che ha consentito al paziente di sconfiggere, sembrerebbe in via definitiva, il virus. La notizia sarà pubblicata dalla rivista Nature e presentata nella “Conferenza sui retrovirus e le infezioni opportunistiche” organizzata a Seattle (Stati Uniti). Dagli esperti il trapianto non è ancora considerato una vera e propria terapia per il virus HIV-1, ma una “remissione di lungo termine”.
I due pazienti a confronto
Nel 2007 il “paziente di Berlino”, oggi meglio conosciuto come Timothy Ray Brown, aveva scoperto di essere affetto da leucemia e, dopo alcuni cicli di chemioterapia con risultati inefficaci, aveva subito due trapianti di midollo con la mutazione della proteina. Dopo varie pesanti cure, successive al trapianto, Brown guarì e i medici si accorsero di una remissione del virus HIV fino alla completa guarigione del paziente.
Per il “paziente di Londra” invece le cose sono apparse da subito meno complicate. Nella primavera del 2016 infatti, dopo aver scoperto di essere affetto da un linfoma di Hodingk (tumore che interessa i linfonodi), il paziente era stato sottoposto a un trapianto di midollo osseo con mutazione di CCR5 e alle successive terapie farmacologiche per inibire la risposta immunitaria, esattamente come nel caso del primo paziente.
Nel settembre del 2017 il paziente di Londra ha smesso di assumere la terapia per la proliferazione dell’HIV a seguito di una “remissione” del virus.
Le parole dell’infettivologo e immunologo
Il professore di infettivologia e immunologia dell’University College London, Ravindra Gupta, tra gli autori dello studio, sostiene che: “Con la remissione del secondo paziente grazie alla mutazione, abbiamo dimostrato che per il primo caso quella è stata effettivamente la cura”. Ha poi aggiunto che il paziente di Londra dovrà essere tenuto sotto controllo per molti anni prima di parlare di una vera e propria guarigione.