Un team di ricercatori internazionale coordinati dall'australiano Jordan Loader, per la prima volta ha condotto uno studio di meta-analisi sul rapporto tra reattività vascolare e stato di Salute cardio-metabolico (obesità, diabete), dal quale è emerso che una condizione di obesità e/o diabete impattano negativamente sulla reattività vascolare. Mentre a Roma, presso il Senato, Daniela D'Angela, ricercatrice del Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità, ha illustrato la condizione di obesità nel nostro Paese. Apparentemente siamo tra coloro che sono messi meglio in Europa anche se ci sono enormi differenze tra nord e sud.

Reattività vascolare

Uno dei parametri principali da valutare in caso di disfunzioni metaboliche o di problemi cardiovascolari è proprio la “reattività vascolare”. In pratica si tratta di misurare la capacità di risposta all'azione meccanica del flusso sanguigno sulle pareti arteriose (Shear stress). Le parete dei vasi sanguigni, quando sono efficienti, sono toniche e offrono una resistenza alla sollecitazione del sangue che fluisce al loro interno. In presenza di un sistema vascolare poco efficiente, arterie e vene sono dilatate ed hanno una ridotta capacità funzionale.

Ora è stato pubblicato un lavoro che aveva come obiettivo proprio il mettere in relazione la reattività vascolare con la salute cardio-metabolica dei soggetti analizzati.

E’ la prima volta che viene condotta una indagine di questo tipo. Sono stati presi in considerazione tutti i lavori pubblicati su due database, MEDLINE e EMBASE, fino al 13 marzo 2017, relativo a soggetti di età superiore a 18 anni.

Sono stati raggruppati per condizione di salute: sani, in sovrappeso, obesi, ridotta tolleranza al glucosio, sindrome metabolica o diabete tipo 2.

La meta-analisi comprendeva 193 articoli che andavano a rappresentare la condizione di 7.226 soggetti sani e 19.344 pazienti. Ecco i risultati, pubblicati questi giorni su Obesity Reviews (Wiley), primo autore Jordan Loader.

I soggetti in sovrappeso avevano una lieve riduzione della reattività vascolare (-0,41%). I pazienti con diabete avevano una significativa riduzione (- 4,26%).

Lo studio ha stabilito che per un aumento di glicemia, a digiuno, pari ad 1 mmol / litro, la reattività vascolare diminuiva dello 0,52%. In estrema sintesi, questo studio ha messo in evidenza che esiste una relazione netta tra il peso corporeo (obesità) e il metabolismo (diabete), con il livello di disfunzione vascolare. Condizione che alla fine porta ai gravi problemi cardiovascolari che tutti conosciamo.

Gli italiani non sono obesi

Secondo i risultati di un’analisi presentata al Senato nel corso dell'incontro "L'obesità, una malattia da prevenire e curare", la Dr.ssa Daniela D’Angela - ricercatrice del Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità – ha dichiarato che gli italiani sono tra i meno obesi in Europa.

Nel triennio 2014-2017 il tasso di obesità è passato dal 10,2 al 10,7%. Leggendolo così questo dato indica che in Italia solo una persona su 10 è obesa. Ma il dato è sottostimato in quanto l’indagine dell’ISTAT si è basata sull'autodichiarazione fatta dai cittadini coinvolti nello studio, e molti hanno dichiarato qualche chilo in meno. Altri studi parlano di una obesità del 20% tra gli adulti nel nostro Paese.

Tuttavia lo studio ha fatto emergere qualche dato interessante: considerando anche i soggetti in sovrappeso, in Italia il 42% rientrerebbe in questo gruppo. Ma con una importante differenza tra i vari territori. Passando dal 33% in Toscana al 52% in Campania. Anche i dati OCSE (Organizzazione per la coesione e lo sviluppo economico) stimano in 13% la popolazione italiana obesa, tuttavia una condizione migliore di molti Paesi come Svizzera, Francia, Canada, Inghilterra, Stati Uniti d'America.

Il vero problema non è estetico ma sulla salute come confermato dalla meta-analisi appena pubblicata sul rapporto obesità e reattività vascolare. Secondo D’Angela, un giovane gravemente obeso può raggiungere solo il 22% della sua aspettativa di vita. Allargando l’orizzonte, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), in Europa e negli Stati Uniti sovrappeso e obesità riducono dal 8 al 15% l’aspettativa di vita.