L’insulino resistenza porta ad un incremento delle adiposità e si accompagna ad un’infiammazione di grado lieve in tutti i tessuti e a disbiosi intestinale (alterazione della flora batterica).

I ricercatori della Section for Nutrition Research, Department of Medicine, Imperial College di Londra, si sono chiesti se fibre ad alta fermentazione come inulina e estere inulina propionato potessero modificare parametri metabolici, marcatori dell’infiammazione e composizione batterica intestinale.

Hanno reclutato, in uno studio clinico randomizzato a doppio cieco, adulti in sovrappeso e obesi: due gruppi hanno ricevuto le due fibre a base di inulina ed un gruppo una fibra a bassa fermentazione come la cellulosa (controllo negativo).

Al termine di 42 giorni di trattamento, l’estere inulina propionato e l’inulina mostravano di ostacolare l’insulino resistenza in maniera paragonabile, a differenza della cellulosa; in più l’estere dell’inulina, in grado di rilasciare propionato nel colon, riduceva anche i livelli di un marker proinfiammatorio (la citochina IL-8).

Entrambe le fibre con inulina inducevano cambiamenti nella popolazione intestinale batterica (innalzamento di Bacteroides e decremento di Firmicutes), favorendo l’equilibrio della flora batterica (eubiosi).

Il lavoro è stato pubblicato su Gut nell’aprile 2019.

Fibre dietetiche e insulino sensibilità

Gli acidi grassi a corta catena, detti SCFA (acetato, propionato e butirrato) sono tra i maggiori prodotti finali della fermentazione delle fibre da parte dei batteri intestinali.

Questi, dopo essersi legati ai recettori degli acidi grassi liberi (FFAR2, FFAR3, GPR109a) presenti nei tessuti, modulano l’omeostasi energetica.

Tra di essi, il propionato di sodio ha dimostrato di produrre meno citochina infiammatoria (IL-8) in polimorfonucleati umani trattati e di ridimensionare i livelli di acidi grassi non esterificati, che contribuiscono alla disfunzione beta cellulare e all’insulino resistenza periferica.

In base a questi dati è stato generato l’estere inulina propionato da utilizzare nello studio corrente.

Studio clinico

Uomini e donne, in età compresa tra 18 e 65 anni e con un indice di massa corporeo tra 25 e 40 kg/m2, hanno assunto 20 gr al giorno di fibre; in particolare l’estere inulina propionato dopo l’ingestione ha rilasciato 14.6 g al giorno di inulina e 5.4 g al giorno di propionato esterificato.

Entrambe le fibre inulina propionato e inulina hanno stimolato i batteri intestinali a produrre in abbondanza acidi grassi a corta catena (SCFA), capaci di stimolare lo sviluppo delle cellule T regolatrici Treg, e di attenuare l’espansione delle cellule infiammatorie Th17; di conseguenza hanno migliorato la composizione corporea e il controllo glicemico; la cellulosa, invece, ne ha liberato un basso quantitativo.

Hanno ridotto anche il rapporto Firmicutes /Bacteroides, che in genere è alto nella disbiosi intestinale presente in diverse malattie metaboliche (diabete e obesità), cardiovascolari e del sistema nervoso centrale (Alzheimer e Parkinson).