In occasione della XV giornata del malato oncologico, l’Associazione italiana di oncologia medica avrebbe stimato un drastico calo delle nuove diagnosi di tumore (-52% rispetto all’anno precedente) imputabile alla pandemia in atto. Almeno il 64% degli interventi chirurgici elettivi oncologici ha subito un ritardo, di un esito analogo hanno sofferto anche le visite (-57%). Un campanello d’allarme importante questo, poiché vuole sostanzialmente dire che gli italiani già malati o a rischio di tumore hanno rinunciato alle proprie cure ma soprattutto alla prevenzione: lo strumento primario ed essenziale nella lotta al cancro.
Una responsabilità non indifferente in capo ai medici
In questi mesi gli specialisti si sono spesso trovati davanti a scelte non facili: rispettare la data dell’operazione a costo di esporre potenzialmente il paziente ad un rischio di contagio più elevato, oppure rimandarla con un altrettanto elevato rischio di limitare le sue possibilità di guarigione. Insomma, “una doppia sfida”, avrebbe ammesso Alessandro Gronchi, presidente della Società Italiana di Chirurgia Oncologica (Sico) in un momento in cui le nostre forze sanitarie boccheggiano.
Questo l’appello del professor. Pierluigi Marini, presidente di Acoi (l’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani), accompagnato dalla promozione di ICare, campagna di sensibilizzazione nata da una serie di congressi promossi dalla Società italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva.
L'obiettivo dell'iniziativa, in campo dal 2019 ma più attiva che mai nel pieno dell’emergenza sanitaria, è quello di “occuparsi, prendersi cura” in un modo nuovo, migliore, dei pazienti per tutelare le categorie più vulnerabili.
L’iniziativa ha tra i suoi scopi più importanti quello di instillare nuova fiducia verso gli ospedali, dopo avere, ovviamente, garantito l’efficacia di protocolli di sicurezza idonei a scongiurare il rischio contagio e a consentire un ripristino delle condizioni sanitarie pre-pandemia celermente.
Questo in ragione dell’evidente necessità di occuparsi di quella fetta di italiani che abbia interrotto cure o visite oncologiche per via delle misure contenitive o per timore di contrarre il virus.
Ricoveri in sicurezza
Ciò andrà fatto attivando misure specifiche in grado di proteggere il più possibile i pazienti dal rischio contagio (molti dei quali più vulnerabili perché immunodepressi).
Per raggiungere questo obiettivo la chirurgia oncologica deve essere incrementata, in particolar modo andranno rinforzate le strutture Covid-free e dovrà essere esortato l’obbligo di tamponi nasofaringei per Covid-19 ai pazienti candidati a chirurgia oncologica, indipendentemente dalla presenza di sintomi del virus. Si tratta di un'ulteriore ed importante sfida per il nostro convalescente sistema sanitario.