Il vaccino Covid Moderna non va somministrato a donne in stato di gravidanza. È questa la raccomandazione del gruppo di esperti Sage dell'Organizzazione mondiale della sanità che ha reso note alcune importanti indicazioni sull'utilizzo del secondo vaccino approvato contro il virus, per il quale è necessario adottare misure idonee di assistenza e monitoraggio post-immunizzazione.
Vaccino Moderna alle donne in stato di gravidanza
Secondo un documento emanato dall’Organizzazione mondiale della sanità, discusso lo scorso 21 gennaio, il vaccino Moderna contro il Coronavirus non va somministrato alle donne in stato di gravidanza.
Questa indicazione, però, andrebbe rivalutata nel caso in cui i benefici apportati dalla sua somministrazione superino i possibili rischi, come nel caso di donne incinte più esposte al contagio come medici, infermiere o con particolari patologie che le espongono a forme gravi di Covid. Per quanto riguarda le donne in allattamento, gli esperti del Sage non hanno riscontrato dati sufficienti sulla mancata sicurezza del vaccino, considerando quindi alquanto improbabile un rischio causato dalla sua somministrazione.
Le raccomandazioni dell’Oms
Altra indicazione fornita dagli esperti in merito al vaccino Moderna, è la necessità di somministrare le due dosi a distanza di ventotto giorni. È ritenuto inoltre possibile, ma solo in presenza di circostanze eccezionali, aumentare il lasso di tempo del richiamo fino a un limite massimo di quarantadue giorni tra una somministrazione e l'altra.
In ogni caso, le indicazioni sono di non dimezzare mai la dose di somministrazione.
È stata inoltre evidenziata dagli esperti la necessità di effettuare la somministrazione del vaccino esclusivamente in contesti sanitari nei quali sia possibile intervenire tempestivamente sul paziente in presenza di reazioni allergiche anafilattiche.
Il Sage ha poi sottolineato la necessità di porre attenzione al periodo di post-immunizzazione dei pazienti.
Altra indicazione riguarda la somministrazione del vaccino anche a soggetti che hanno già avuto il Covid, sia in forma sintomatica che asintomatica. Per coloro che hanno avuto già contratto il virus nei sei mesi precedenti, la vaccinazione può essere ritardata in relazione alla carenza di disponibilità delle dosi di vaccino.
I dati statistici indicano, a tal proposito, che una reinfezione entro sei mesi dalla prima è da ritenersi estremamente rara. Il Sage, infine, non detta particolari raccomandazioni di vaccinazione per i viaggiatori, fatta eccezione per coloro che rientrano nei gruppi indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità come ad alto rischio.