Con un rocambolesco 3-2 a spese del Genoa, la Fiorentina si porta a 51 punti in classifica e si conferma una contendente delle più tenaci nella lotta per il piazzamento ai preliminari di Champions League, tenendo il passo del Milan (terzo a quota 54) e staccando di 4 lunghezze la Lazio (raggiunta al quinto posto dalla Roma).

Il fattore 'Pek'

Per i viola si tratta del terzo successo consecutivo e, forse, non è per caso che la striscia positiva sia coincisa col rientro di David Pizarro a partire dal 2-1 casalingo del primo marzo ai danni del Chievo.

Nelle 8 gare in cui non hanno potuto contare sul 'volante' cileno, i gigliati hanno raccolto appena 8 punti: 2 vittorie, 2 pareggi e 4 sconfitte, per una media di un punto a partita. Con Pizarro in campo la media risulta poco più che raddoppiata (2, 04), per un totale di 43 punti in 21 partite (9 vinte, 4 pareggiate e 4 perse).

Parlare di dipendenza da un singolo sarebbe ingeneroso nei confronti di una squadra che, tra Campionato e Coppa Italia, è andata in gol con 16 giocatori diversi e ha nella coralità il proprio tratto distintivo. Il trentaquattrenne 'metronomo' viola, inoltre, ha giocato bene solo a tratti nelle due vittorie interne contro Chievo e Genoa. Ma è indubbio che le qualità di un regista come il 'Pek' (il 'Piccolo') sono congeniali all'ideale calcistico di marca 'ispanofona' perseguito da Vincenzo Montella: una filosofia di gioco che, pur tenendo conto delle debite proporzioni e della differente caratura dei rispettivi interpreti, pare ispirarsi al 'modello-Barcellona' nel far leva su un prolungato possesso palla e su una fitta rete di precisi passaggi rasoterra.

Non sembra iperbolico, insomma, paragonare il peso specifico che Pizarro esercita oggi nella squadra viola all'importanza che tutti, ormai mezzo secolo fa, hanno riconosciuto a Giancarlo De Sisti nella Fiorentina degli anni '60-'70. La somiglianza tra i due non si limita all'aspetto fisico, né si manifesta soltanto a livello fonetico nei rispettivi soprannomi.

Fra i giocatori viola del presente e del recente passato, nessuno più del 'Pek' merita di essere accostato per ruolo e caratteristiche tecniche al grande 'Picchio' ('Trottola', in dialetto romanesco), che proprio ieri sedeva in tribuna tra i 27.000 spettatori dell'Artemio Franchi per festeggiare i 70 anni (compiuti mercoledì scorso) chiedendo e ottenendo, in regalo, la vittoria della sua ex squadra.

La cronaca

Stando alle statistiche, si poteva pensare a una partita a senso unico: tra le mura amiche i viola hanno perso soltantto una volta, mentre i rossoblu hanno totalizzato appena 4 punti nelle ultime 7 trasferte; inoltre, l'ultimo successo dei grifoni a Firenze risale al 27 marzo del '77.

Eppure la Fiorentina è riuscita a imporsi solo al 77', grazie a una sfortunata autorete di Mattia Cassani che ha beffato il proprio portiere con un colpo di testa (il classico 'gol dell'ex, stavolta nella porta sbagliata). Per il Genoa, del resto, la situazione era già compromessa a causa dell'espulsione di Bertolacci avvenuta tre minuti prima sul punteggio di 2-2.

Ad aprire le marcature erano stati i padroni di casa al 33', con Aquilani che, dopo aver sbilanciato Granqvist con un contatto ai limiti del regolamento, su perfetto invito di Ljajic si era trovato a calciare a colpo sicuro a due metri dalla linea di porta.

Al 58' gli ospiti hanno agguantato il pareggio con un'incornata di Portanova su corner di Jorquera. L'undici di Montella si è riportato in vantaggio 4 minuti più tardi con Cuadrado, rapace e lesto a sfruttare una palla non trattenuta da Tzorvas su un cross apparentemente innocuo di Pasqual. Ma la gioia dei gigliati non è durata che 7 minuti: al 69' l'ex-viola Vargas ha scodellato una palla in area per la testa di Jankovic, la cui sponda al centro ha trovato Antonelli libero di insaccare con un sinistro di prima intenzione.

Senza la superiorità numerica e il 'regalo' del portiere rossoblu, per non dire dell'autogol a un quarto d'ora dalla fine, difficilmente la Fiorentina sarebbe riuscita a conquistare i 3 punti contro un Genoa già menomato per via delle pesanti assenze di Frey (un altro dei tanti ex della partita) e Borriello; defezioni tanto più decisive se si pensa agli errori commessi dai loro rispettivi sostituti, Tzorvas e Immobile.

L'analisi

Nel complesso, gli uomini di Montella hanno confermato la tendenza delle ultime partite, rasentando la perfezione nel primo tempo – si pensi alle due clamorose occasioni davanti al portiere sprecate da Ljajic prima e da Jovetic poi, o al tiro da fuori di Pizarro deviato da Moretti sulla traversa – per poi calare alla distanza. Il migliore nella difesa a quattro è stato Tomovic, capace di accompagnare con continuità l'azione sulla destra e accorto in fase di ripiego. Sulla corsia opposta, Pasqual è stato puntuale nelle sovrapposizioni e nei cross, ma si è fatto anticipare da Jankovic nell'azione che ha portato al primo gol del Genoa. I due centrali sono apparsi più a loro agio nell'impostazione (Rodriguez dirige autorevolmente il reparto e funge da regista arretrato) che nella marcatura stretta sugli avversari, specie nei calci piazzati.

In particolare, un maldestro colpo di testa di Savic ha costretto Viviano (in costante crescita) a salvarsi con un colpo di reni, causando il corner da cui è scaturito il secondo pareggio della squadra di Ballardini. Il centrocampo tutto fosforo e geometria dei '3 tenori' ha funzionato per un'ora, finché non si è fatta sentire la mancanza di un incontrista puro. Aquilani è tornato al gol dopo la lunga squalifica e ha giocato una quantità considerevole di palloni, mentre Borja Valero, pur abbinando come al solito sostanza e qualità, non ha ripetuto la prova 'maiuscola' offerta contro la Lazio e ha limitato le sortite in avanti. Forse la mezz'ala spagnola comincia ad accusare una più che giustificata stanchezza, tanto che Montella lo ha tolto all'87' concedendogli la standing ovation del Franchi e l'applauso di Andrea Della Valle.

Il tandem offensivo Ljajic-Jovetic non ha mostrato il dovuto cinismo quando si è trattato di concludere a rete, ma si è confermato prezioso nei suggerimenti per i compagni: bellissima la finta di corpo con cui il serbo, servito, da Savic, si è liberato di Granqvist per offrire ad Aquilani un 'cioccolatino' che chiedeva solo di essere scartato; sorprendente l'abilità con cui il montenegrino ha indovinato, in mezzo a un nugolo di avversari, un corridoio in area per lo stesso Ljajic. Cuadrado, infine, rende forse meglio da ala pura che in veste di attaccante esterno, ma al di là del gol di rapina (insolito per lui), ha messo la firma su quasi tutte le azioni d'attacco.

Il sogno Champions

Diversamente dal solito, stavolta la vittoria non è stata il frutto del predominio territoriale, ma è arrivata soprattutto grazie alla capacità di soffrire e a una certa quota di buona sorte.

C'è da dire, però, che la fortuna ha controbilanciato il filotto negativo subito nel mese di gennaio, in cui i viola hanno raccolto assai meno di quanto avrebbero meritato, perdendo molti punti per strada pur giocando meglio delle avversarie. D'altronde, una squadra che aspira a diventare 'grande' deve imparare a essere 'speculativa' e 'sparagnina', portando a casa il risultato, quando la brillantezza venga meno, anche grazie alla grinta e all'impeto agonistico.

Aldilà del risultato, il successo di ieri ha evidenziato dei problemi strutturali: i gigliati potevano andare al riposo con un risultato più rotondo dell'1-0, ma sono mancati in determinazione al momento di finalizzare le tante occasioni costruite.

La mancanza di una punta centrale – senza nulla togliere a Luca Toni, che ha comunque dato un contributo importante soprattutto nelle gare interne – può risolversi col rientro a fine aprile di Giuseppe Rossi, che, dopo 2 anni di infortunio, scalpita all'idea di aiutare i nuovi compagni nello sprint finale.

I problemi, tuttavia, sembrano riguardare particolarmente il pacchetto arretrato: a causa di alcune sbavature difensive, per ben due volte i viola non sono stati capaci di difendere il vantaggio. Certo, la Fiorentina ha il diritto di ambire a qualcosa di più dell'Europa League, perché esprime un gioco qualitativamente migliore rispetto a quello delle dirette concorrenti; ma se vuole tener vivo il sogno di tornare nella massima competizione a livello europeo, la squadra di Montella deve registrare meglio i meccanismi della fase difensiva e conseguire una maggiore continuità di risultati in trasferta. Il prossimo banco di prova è la partita contro il Cagliari in programma il 30 marzo, in cui Jovetic e compagni dovranno fare a meno dello squalificato Borja Valero.