Non è mai troppo tardi - Se lo starà probabilmente ripetendo un felicissimo Luca Vanni fresco vincitore del Challenger di Portoroz la cui finale si è disputata ieri l'altro sul cemento del Tilia Slovenia Open. A contendergli il titolo l'idolo di casa Grega Zemlja, un discreto mestierante della racchetta che a dispetto di una classifica deficitaria (n. 290) vanta un best ranking da top 50 di tutto rispetto.
E avrà forse di che dissentire Enrico di Navarra perché Portoroz non sarà Parigi ma, per chi di fatica per arrivare in alto ne ha profusa a fiumi, comunque “val bene una messa”.
Basti pensare che non più tardi di 12 mesi fa,piegato dagli infortuni ed impegolato nelle paludi dei Futures, vagava senza meta intorno alla 700ma posizione mondiale, che tradotto significa tanta fatica e conto in rosso. Oggi invece può vantare una finale ATP, l'ingresso nelmain drawdel Roland Garros e di Wimbledon,la chiamata in Davis e, per l'appunto, il trionfo in un Challenger.
A dispetto di un'età che per gli sportivi rappresenta più un momento di consuntivi che di debutti, dal punto di vista squisitamente tennistico Lucone è ancora un atleta giovane. Tanto che, nonostante le primavere sul groppone superino ormai la 30ina, per il gigante di Arezzo il bello comincia ora. Salute permettendo –postilla realmenteimprescindibile nel suo caso – può infatti contare sullafreschezza mentale e sugli entusiasmi di un neofita che ha appena sfatato il tabù della vittoria.
Vanni ha di suo un impianto tennistico semplice. Fatte le debite proporzioni ricorda Andy Roddick nella ricerca sistematica dello schema servizio-diritto come base solida di gioco. E se è vero che non ne potrà replicare carriera e trionfi, sulla linea tracciata dall'americano sarà possibile inseguire nuove soddisfazioni.
La finale – Il copione, considerata la superficie veloce e l'indole dei contendenti, era prevedibile.
Da una parte l'italiano desideroso di abbreviare gli scambi e dall'altra lo sloveno, più mobile, deciso ad utilizzare tutto il campo. Un confronto tra il Tennis propositivo e quello percentuale, tra la potenza dei colpi e la geometria delle traiettorie.
E' Vanni ad uscire meglio dai blocchi. Picchia duro con i colpi di inizio gioco, e se grazie alla battuta si assicura turni rapidial servizio, con l'aggressività in risposta riesce a mettere pressione sull'avversario che finisce per cedere il proprio turno già nel6o game quindi l'intero parziale.
Il secondo set è più equilibrato. Il livello di gioco cresce col passare dei minuti ed entrambi riescono a costruirsi la chanceper spezzare l'equilibrio. Il primo ad avere l'opportunitàper allungare è Vanni che però non ne approfitta. Scampato il pericolo è Zemlja che da par suo si arrampica fino a palla break in ben due circostanze. E nel delicato10mo game significa set-point. Vanni con la complicità di un avversario tutt'altro che irreprensibile salva il turno e da lì a poco si va al tie-break dove i 4 ace (dei 15 totali) messi a referto dall'azzurro fanno tutta la differenza di questo mondo: 6-3 7-6 il finale.
Verso gli US Open - “Scusate, è la mia prima vittoria in un Challenger, sono troppo felice” ha dichiarato l'azzurro che grazie a questo successo risale al n.117 ATP con buone possibilità di entrare nel tabellone di qualificazione ai prossimi US Open da testa di serie. Niente male per chi a gennaio, in un bazar qualunque di San Paolo, si vedeva costretto a comperare di tasca propria una racchetta per poter scendere in campo.