Sabato calerà il sipario su una Coppa del Mondo di rugby ricca di contenuti e sentenze. A Twickenham si sfideranno All Blacks neozelandesi e Wallabies australiani, per una supremazia dell’emisfero Sud marcata anche dalla finalina tra Pumas argentini e Springboks sudafricani. Il vecchio continente si lecca le ferite mentre l’Italia ha aggiunto esperienza, condita dal triste addio di Mauro Bergamasco privato dell’ultimo ‘cap’ con la Romania.

Domina l’emisfero Sud

Nuova Zelanda-Australia, un derby di Tasman che dalle sfide per la supremazia locale si sposta nel tempio di Twickenham, per una finale mondiale che contrapporrà due scuole storiche della palla ovale.

La Nuova Zelanda cercherà di difendere il titolo con la velocità di ‘magic man’ Milner-Skudder e Ben Smith, la classe unita a fisicità dei vari MaCaw e Retallik con la regia di Conrad Smith, solo per citare qualche arma. Australiani che risponderanno con la solidità e la tecnica esibita per tutto il torneo fin dal girone con Inghilterra e Galles. Australiani che puntano sulle qualità di Folau e Cooper, sul piede di Foley e su ali come Mitchell, su tanti chili e qualità nei placcaggi. Sfida che si deciderà nelle mischie chiuse e nelle rimesse laterali, fondamentale quest’ultimo dove gli All Blacks hanno denunciato qualche crepa. Neozelandesi favoriti ma, come accaduto in semifinale col Sudafrica, destinati a giocarsi fino all’ultimo millimetro la gara.

Chiunque prevarrà, vincerà il mondiale per la terza volta.

Argentina nell’elite

Sarà spettacolo anche venerdì, quando scenderanno in campo Sudafrica e Argentina per la finale terzo e quarto posto. Questo perché in campo ci sarà un Sudafrica reduce da una pessima annata con diversi fuoriclasse (Habana, DuPlessis, DuPreez e Burger) al canto del cigno.

La terza piazza mondiale potrebbe essere un ottimo modo per chiudere al meglio un ciclo. Di fronte un’Argentina già nella storia per essere giunta in semifinale nel 2007 proprio col Sudafrica, che giocherà la finalina godendosi il fatto di esserci di nuovo e di ambire a salire per la seconda volta al podio mondiale contro un Sudafrica non imbattibile, Giappone docet.

Europa in crisi

Giappone che, assieme alla Georgia e in minima parte alla Namibia, ha mosso passi importanti in un panorama che sta assistendo a stravolgimenti dietro le grandissime. L’Argentina è la stella polare per chi vuole emergere, con una crescita progressiva del movimento e dei risultati senza neppure ricorso agli equiparati. Pumas che sono i veri vincitori della coppa del mondo della crescita tecnica (squadra con più offload a partita) segno che tornei e test match con le altre dell’emisfero Sud hanno sortito effetto. Effetto non visibile per un’Italia capace di battere (soffrendo) il Canada e di ribadire alla Romania che per entrare nel Sei Nazioni è presto, ma capace anche di perdere male con l’Irlanda e la peggior Francia di sempre.

L’Italia ha margini di miglioramento dopo una Coppa in cui ha rinunciato praticamente sempre a Parisse, Masi e a un leader come Castrogiovanni. Non c’è stata l’esplosione di Tommy Allan ma il ragazzo c’è e merita un’Italia che punti su di lui, consapevoli che un altro Diego Dominguez non c’è. L’Italia il suo l’ha fatto a differenza di una Francia umiliata dall’Irlanda e di un’Inghilterra incapace di reggere l’urto di Galles e Australia. Fra le squadre dell’emisfero Nord la migliore è stata la Scozia, eliminata nel finale dall’Australia, punizione di Foley, quando già pregustava la semifinale.