Il mondo della boxe è nuovamente sotto accusa. Il 26 marzo è andato in scena il match tra Chris Eubank jr e Nick Blackwell, l'incontro è stato interrotto alla decima ripresa dopo che il medico ha invitato l'arbitro a prendere atto dell'enorme rigonfiamento sopra l'occhio del giovane inglese. Poco dopo Blackwell si accasciava al tappeto e portato in ospedale dove gli veniva indotto il coma (coma farmacologico) per eliminare il grumo di sangue all'interno del cranio e sanare la piccola emorragia cerebrale che lo aveva causato.

Boxe, tragedia sfiorata: chi è il colpevole?

Diciamo subito che finalmente arrivano buone notizie, il 25enne è ora in condizioni stabili, gli esami hanno rivelato che l'operazione è andata a buon fine e quindi ora non si teme più per la sua salute. Naturalmente, la sua carriera pugilistica sembra ormai conclusa, ma il tema caldo di questi giorni è stato uno solo, chi è il colpevole di tutto questo? Che la boxe sia uno sport pericoloso lo sappiamo tutti, ma ormai sono anni che episodi del genere non si verificano più, poiché tutti coloro che ne fanno parte conoscono i rischi e cercano in ogni modo di prevenirli o quantomeno limitarli al minimo. Tutti abbiamo visto le immagini dello spaventoso gonfiore sull'occhio del giovane inglese e la prima cosa che ci è venuta da chiedere è perché l'arbitro non sospendesse subito il match.

Il referee infatti è stato il primo ad essere messo sotto accusa, ma la commissione disciplinare della federazione BBBC ha appena scagionato il suo operato.

Gli appassionati di boxe continuano ad interrogarsi sulla tragedia sfiorata nel match Eubank vs Blackwell, sotto accusa anche gli stessi secondi del pugile inglese, colpevoli di non aver gettato la classica spugna della resa per risparmiare al ragazzo una punizione fatale.

Decisivo invece il consiglio di papà Eubank, il quale ha chiesto al figlio di non colpire più l'avversario alla testa, ma solo al corpo, visto lo spaventoso ematoma. Insomma, il problema era evidente ed al vecchio campione non era sfuggito (si trovò anche lui ai suoi tempi in un caso simile), ma il match è continuato fino alla decima ripresa senza una vera e propria ragione plausibile.

Arbitro, secondi dell'angolo, manager e promoter spietati, di chi è la colpa?

È forse la sete di sangue del pubblico ad aver spinto questo match oltre i propri limiti? Sono tutti coloro sopra elencati i veri responsabili di una tragedia sfiorata che si poteva tranquillamente evitare? Oggi ci chiediamo le stesse identiche cose che 53 anni fa si chiedeva il grande Bob Dylan nella canzone Who Killed Davey Moore. Brano ispirato al pugile Moore morto nel marzo del '63 sul ring dopo un terribile match. Dylan ne scrisse una commovente ballata con un gigantesco punto di domanda che ancora oggi non ha trovato risposta. Vi proponiamo questo fantastico brano sotto l'articolo. Lasciamo alle parole del poeta l'ultima riflessione su questa triste vicenda.