Tutto da rifare per la nazionale italiana. I ragazzi dell'Italrugby escono con le ossa rotte dall'ultima edizione del Sei Nazioni, con zero vittorie ed inevitabile ultimo posto al torneo, che sono valse all'Italia l'assegnamento del Whitewash e del famigerato Cucchiaio di legno.

Eppure, i presupposti lasciavano presagire un risultato assai diverso rispetto a quanto collezionato dalla nazionale alla fine del torneo, nel match inaugurale, giocato allo Stade de France di Parigi, contro la Francia, infatti, gli azzurri sono usciti sconfitti con un dignitoso passivo di 23-21 e, nonostante il risultato, si sono intravisti sprazzi di gioco di alto livello e di gran carattere, conditi però dai soliti errori e dalle solite amnesie, dettate forse dalla frenesia e anche dall'inesperienza in campo internazionale dei giovani esordienti.

La sconfitta di Roma contro l'Inghilterra

Nonostante un cauto ottimismo, in vista degli impegni successivi, sono riemersi i chiari difetti degli azzurri, già dalla sfida di Roma contro l'Inghilterra, dove i ragazzi di Brunel sono stati mestamente sconfitti per 40-9, apparendo troppo confusi in possesso palla e commettendo numerosi errori, che hanno via via permesso agli inglesi di imporre il proprio gioco e fare loro la partita.

Copione che si è ripetuto anche nella sfida successiva contro la Scozia, disputata allo Stadio Olimpico di Roma, dove gli ospiti sono riusciti ad imporsi con un risultato di 36-20, con gli azzurri apparsi poco aggressivi e senza chiare idee, che hanno permesso agli avversari di difendersi senza troppe difficoltà e risalire il campo alla conquista di punti, complici anche gli spazi lasciati aperti dall'Italia ed una evidente difficoltà nel saper gestire la palla.

Le ultime due sfide contro Irlanda e Galles non si sono allontanate da un percorso ormai tracciato e destinato a concludersi verso la disfatta più totale. A Dublino infatti, nonostante un discreto avvio di partita da parte dell'Italia, vengono messi subito in luce gli evidenti limiti della formazione azzurra, che alla lunga soccombe dinanzi alla migliore freschezza fisica e mentale degli irlandesi, che, con le loro “fiammate”, rimediano una vittoria schiacciante, con un pesante risultato di 58-15.

Decisamente peggio a Cardiff, dove un'Italia senza più nulla da perdere, non riesce a rendere meno amara l'imminente debacle. Nonostante una buona difesa, la formazione azzurra deve arrendersi alle iniziative di un bel Galles, che di prepotenza impone il proprio gioco, costringendo l'Italia a commettere falli, per arginare come meglio può la forza e la velocità dei padroni di casa, concedendo inevitabilmente numerosi calci di punizione e lasciando aperte delle voragini tra le linee, dove i gallesi riescono ad inserirsi senza troppe difficoltà per andare in meta, chiudendo così la pratica con un netto 67-14.

Il tecnico Jacques Brunel chiude così la propria esperienza azzurra, iniziata quattro anni fa a Bologna. Nonostante un inizio promettente (due stagioni positive, di cui la più clamorosa nel 2013) e la promessa di vittoria del Sei Nazioni nell'arco di due-tre anni, nulla di tutto questo si è avverato e, in seguito ai promettenti risultati, che lasciavano presagire un cambio di rotta totale, è seguito un lento declino, costellato di sconfitte e delusioni, culminate durante quest'ultimo Sei Nazioni.

L'eredità dell'ex c.t. Azzurro passa ora nelle mani dell'irlandese Conor O' Shea, la cui avventura alla guida dell'Italia avrà inizio al termine della stagione attuale con gli Harlequins (con cui vinse la Premiership nel 2012).

Ad O' Shea il compito di risollevare le sorti della nazionale, voltando pagina e costruendo passo dopo passo una squadra che sia di nuovo in grado di competere con tutti, puntando sui giovani italiani e sui veterani, tirando fuori l'indubbio potenziale che l'Italia ha come nazione rugbistica. Riuscirà nell'impresa? L'ultima parola spetta al campo.