Paolo Lorenzinon finisce di stupire (e di stupirsi) e continua a ottenere record personali a catena, in quello che senz’ombra di dubbio è stato (e con molta probabilità, rimarrà) il suo migliore anno, sia per i risultati ottenuti, sia per il livello di gioco espresso. A poche settimane dalle trentacinque candeline, il tennista senese continua a dimostrare di essere proprio come il prodotto tipico per eccellenza della zona che lo ha adottato (Lorenzi è nato a Roma, ma è cresciuto a Siena) e, come quest’ultimo, di migliorare invecchiando.

I numeri dell’ottima annata

Poco più di un mese e mezzo fa, il miglior piazzamento in un ‘major’, quel terzo turno a Flashing Meadows che lo ha visto uscire a testa alta, altissima, contro il numero due al mondo, Andy Murray (come se non bastasse, in un momento di forma strepitoso per lo scozzese, non a caso sempre più in scia della prima posizione, che potrebbe già arrivare alla fine di questa settimana), costretto al quarto set dalla tenacia del nostro Paolino. L’impresa che, con ogni probabilità, ricorderà con più gioia, è stata però la partita precedente contro il collaudato francese Gilles Simon, durata quattro ore e 54 minuti, dove ha sconfitto avversario, pronostici, crampi e, se vogliamo, sé stesso, andando oltre ogni aspettativa, oltretutto sulla superficie che gli è meno congeniale, ma sulla quale ha saputo adattarsi e ottenere la più alta gradazione e il più soave aroma, come un chianti affinato in barrique.

A fine luglio, sulle fresche montagne tirolesi di Kitzbühel, aveva raggiunto l’apice, vincendo il primo titolo ATPe stabilendo anche il singolare primato di più anziano vincitore di un torneo del circuito, contro il georgiano Basilashvili, rispedito a livello del mare con un secco 6/3 6/4.

Senza tralasciare l’immancabile totale abnegazione per i colori nazionali, manifesti nella sfida di Coppa Davis contro la Svizzera a marzo, quando è stato capace di aprire la serie sovvertendo il pronostico contro Marco Chiudinelli, che nei tre precedenti lo aveva sempre sconfitto.

Da stakanovista sulla terra rossa, a fighter del veloce

L’evoluzione tennistica di Paolo Lorenzi appare evidente anche nella crescente competitività che ha acquisito sulla superficie più ostica per il suo gioco, sebbene valga la pena ricordare che ha già all’attivo due challenger sul cemento (Eskişehir,maggio 2015 e Canberra, gennaio anno di grazia 2016); la vittoria di lunedì al Master 1000 BNP Paribas contro il più quotato, seppur altalenante, giocatore di casa, Benoit Paire (ricordiamo che ha iniziato l'anno da numero 20 del ranking) suggella tale metamorfosi, ancor più degna di nota se si pensa ai chilometri macinati sulla polvere di mezzo mondo nel circuito minore: ben cinque vittorie e quattro secondi posti sul rosso in Colombia, un successo su quattro finali disputate in Messico, tre finali perse in Ecuador.

Nel segno del 35

Il prossimo 15 dicembre, come già ricordato, compirà 35 anni, lo stesso numero che rappresenta il suo best ranking ottenuto proprio al termine dello US Open di quest’anno. Da mesi è ormai saldamente il tennista italiano più ben piazzato, posizione tutto sommato meritata e apprezzata dal pubblico nostrano, dal palato fine si sa, ma che non lascia scivolare in secondo piano doti da combattente e spirito di sacrificio, motivi d’orgoglio tanto sportivi quanto umani.