Non c'è dubbio che tra tutte le specialità dell'atletica leggera, il salto in lungo femminile abbia letteralmente raddoppiato i fans al maschile per la presenza, in particolare, di due atlete. La russa Darya Klishina e la serba Ivana Spanovic sono regine in pedana e sui social network e non mancano mai di regalare prestazioni sportive soddisfacenti, oltre a scatti più o meno audaci che raccolgono migliaia di like dai tanti followers sui rispettivi profili Instagram. La finale del salto in lungo ai Mondiali di Londra 2017 le ha viste rivali ancora una volta, ma se per la biondissima Darya è arrivato un risultato che la consacra finalmente per il suo talento, la grintosa Ivana si sente defraudata di una medaglia d'oro che poteva essere sua, ma così non è stato per decisione dei giudici di gara.
La finale del salto in lungo
Dal punto di vista delle misure raggiunte, non è stata una finale straordinaria. Le atlete in pedana però si sono date battaglia dal primo all'ultimo salto, ha vinto una veterana come la statunitese Brittney Reese prendendosi la rivincita nei confronti della connazionale Tianna Bartoletta che l'aveva battuta lo scorso anno ai Giochi Olimpici. Tra le due portacolori a stelle e strisce, però, si è inserita Darya Klishina che ha raggiunto i 7 metri al penultimo salto, piazzandosi soltanto due cm dietro la Reese. Che avesse grande talento non c'erano dubbi, la russa che a Londra gareggiava da 'neutrale autorizzata' al pari degli altri connazionali ammessi straordinariamente alla kermesse dopo il ban per doping che ha colpito la rappresentativa del suo Paese, aveva raccolto risultati di altissimo prestigio a livello giovanile, oltre a due titoli europei indoor ed al bronzo agli europei assoluti di Zurigo nel 2014.
La sua bellezza le ha permesso di diventare famosa a livello planetario e questo argento mondiale è, forse, la definitiva consacrazione per un'atleta che ha un personale di 7,05 metri fatto segnare nel 2011. Ivana Spanovic ha collezionato finora due bronzi mondiali ed uno olimpico, stavolta è finita fuori dal podio, ma la dinamica di un salto che le aveva consentito di balzare in testa alla gara è stata contestata dai giudici, tanto da accorciare effettivamente la misura raggiunta. Si è trattato dell'ultimo salto segnato a 6,91 metri, mentre in realtà le immagini mostrano il suo atterraggio ad una misura superiore al 7,02 che ha permesso alla Reese di vincere il titolo. A ridurre drasticamente la misura è stato il dorsale penzolante che ha toccato la sabbia, togliendole cm preziosi.
La Federazione serba ha presentato ricorso che è stato però respinto alla IAAF, confermando il risultato. A norma di regolamento, purtroppo per Ivana, la decisione non fa una grinza perché la misura viene rilevata dall'ultima traccia lasciata dall'atleta, sia essa causata dal corpo o da un indumento. Certo, pensare che nel XXI secolo un'atleta sia costretta a rinunciare ad una medaglia d'oro ed a rimanere addirittura fuori dal podio per una spilletta difettosa è quantomeno discutibile.