Sarà una Vuelta atipica, già la partenza della corsa a tappe dalla Francia anziché dalla Spagna è qualcosa di insolito. Quello che però colpisce gli appassionati è che sarà l'ultima corsa in cui prenderà il via Alberto contador, uno degli ultimi "grandi" del Ciclismo, corridore capace di vincere 7 grandi giri, come solo i campioni hanno saputo fare. Ai tifosi, quelli che si accalcano numerosissimi nei pomeriggi di primavera/estate lungo le strade che si arrampicano sui valichi, non importa del palmarès, ma delle emozioni che un corridore riesce a suscitare in loro.

E Contador in ciò era un maestro, un atleta d'altri tempi, forse vissuto in un'epoca sbagliata. Nel ciclismo delle grandi squadre, delle radioline, dei corridori che controllano la corsa, Contador era uno dei pochi che aveva il coraggio di attaccare ai 70 km dal traguardo, provando a rovesciare un risultato in classifica; un corridore che non si è mai accontentato di un piazzamento nei primi 5, di un podio, ma che in corsa ragionava con "o salta la corsa, o salto io". "O vinco, o vado in crisi". Ed è questo il modo di correre che attrae gli appassionati a bordo strada.

Un occhio alla sua carriera quindicinale

In 15 anni di corse Alberto Contador ha avuto modo di correre in alcune delle squadre più quotate: il suo debutto avvenne con il team ONCE negli ultimi mesi del 2002, mentre nel 2003 la sua prima vittoria, a cronometro, al Tour de Pologne.

Dal 2004 al 2006 si trova nel Team Liberty Seguros, iniziando a fare esperienza di grandi corse a tappe. Il suo primo successo in un grande giro arriva nel 2007, con la Discovery Channel: a soli 25 anni un giovanissimo Contador si aggiudica il Tour De France, affermandosi così definitivamente nel mondo del ciclismo, un mondo che cercava un nuovo idolo da osannare, dopo che l'Operacion Puerto del 2006 aveva scatenato uno dei più grandi scandali doping del ciclismo contemporaneo.

Lo spagnolo, nonostante militasse in una formazione della quale diversi corridori sono incappati in squalifiche, è uscito pulito dall'inchiesta.

Dal 2008 al 2010 Contador passato all'Astana si porta a casa numerose soddisfazioni: la doppietta Giro-Vuelta nel 2008 e il Tour de France 2009.

Il 2010 è l'anno nero della sua carriera: dopo un Tour de France dominato su Andy Schleck, si aggira il sospetto del doping, il Tour gli viene revocato assieme al Giro del 2011, poi assegnato al povero Michele Scarponi.

Contador ha sempre allontanato il sospetto del doping, dando la colpa ad una bistecca contaminata.

La resurrezione avviene con il team Saxo Bank-Tinkoff, con cui resta fino al 2016 e con il quale si porta a casa il Giro del 2015 e la Vuelta del 2012, bissata nel 2014.

Attualmente la sua squadra è la Trek, e dopo un Tour de France corso alla sua maniera, all'attacco, Contador si prepara a vivere i suoi ultimi 21 giorni da protagonista.

Cosa resterà di lui al ciclismo?

Gli appassionati lo ricorderanno come un supercampione, uno di quelli che fanno entusismare sia che si stia seguendo la corsa in TV, o alla radio, sia che si sia in piedi sulle rampe dello Stelvio. Vi sono corridori che hanno vinto e vinceranno lo stesso numero di corse, ma non resteranno nella mente dei cicloamatori poiché le corse vinte sono frutto di calcoli, di superiorità a livello di squadra e di corse controllate, mentre un successo di Contador non è mai stato banale, ma è sempre stato conquistato attaccando fino all'ultimo metro.

Molti si sono appassionati di lui al Giro del 2008, oppure al Tour del 2009, quando con una delle sue stoccate lasciò sul posto i fratelli Schleck e Lance Armstrong sul Mont Ventoux, mentre altri ancora lo hanno seguito quando dopo il successo poi revocato al Giro del 2011 tentò la doppietta con il Tour de France attaccando da lontano, in solitaria, come faceva Fausto Coppi 60 anni prima. La mente di un tifoso di ciclismo non è fatta per ricordare palmarès, ma per ricordare emozioni, e nell'olimpo delle emozioni ora sarà ricordato l'Alberto Contador corridore, quello che ha accompagnato per un quindicennio tanti appassionati.

Un solo rimpianto è quello di non averlo mai potuto vedere in un duello con Marco Pantani, altro poeta dell'emozione sulle due ruote, chissà quanti attacchi si sarebbero potuti lanciare, infiammando quei valichi alpini in cui per le 5 ore di corsa svanisce il silenzio montano lasciando il posto agli incitamenti delle migliaia di persone che si arrampicano sui Passi impervi per veder passare i loro idoli.

Oggi inizia l'ultimo atto del corridore Contador, sperando di continuare a vederlo nell'ambiente del ciclismo che di lui ha tanto bisogno, magari al fianco di corridori più giovani, per insegnargli a regalare emozioni agli appassionati che verranno.